"Non molleremo finché il sindaco non passerà dalla parole ai fatti". Questa mattina i 'controlli straordinari di sicurezza' hanno portato al ritardo di 22 bus su 80 in uscita dalla rimessa Mangini della Foce
"La nostra lotta non si ferma almeno finché il sindaco di Genova non decide di passare dalle parole ai fatti mettendo per iscritto come intende garantire il trasporto pubblico genovese nei prossimi anni facendo partecipare Amt alla gara per il bacino unico di trasporto su gomma". Michele Monteforte, Filt Cgil, riassume così le posizione unitarie dei sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl dopo l'ultimo incontro in Prefettura in cui è stato annunciato che il sindaco Marco Doria ha assicurato che c'è il supporto di un socio finanziario privato per l'azienda di trasporti. "Le parole devono tradursi in delibere approvate dai consigli comunali - ripetono i sindacati - fino ad allora non ci fidiamo di nessuno".
Questa mattina, alla rimessa Mangini della Foce si è ripetuta la protesta già applicata alle Gavette e a Cornigliano nelle scorse settimane: i 'controlli straordinari di sicurezza' hanno portato al ritardo di 22 bus su 80 in uscita.
L'assessore comunale ai Trasporti Anna Maria Dagnino ha assicurato che presto "una convocazione ci sarà. Ci dispiace che il perdurare della protesta dei dipendenti Amt perché ha ripercussioni sui cittadini che devono andare a lavorare in pullman, ma stiamo lavorando sulle prospettive che si aprono con l'approvazione del 'fondino' da 10 milioni da parte della Regione". Un fondino, che consente l'esodo anticipato di personale nelle aziende di tpl ligure proprio in vista della gara e di cui Amt potrebbe usufruire per il 54%, anche se i dettagli del provvedimento e i requisiti saranno definiti più avanti. Il provvedimento sarà votato in consiglio regionale entro la settimana.
Ma ai sindacati non bastano più le dichiarazioni di intenti: "Vogliano nero su bianco - conclude Monteforte, Cgil. "Nessun progetto può fondarsi
sulla possibilità di recuperare soldi dagli stipendi dei lavoratori. Su questo noi non ci stiamo".
"Deve essere chiaro - conclude Mauro Nolaschi, Faisa Cisal - che il privato mette risorse proprie, ma non esonererà certo il pubblico dal pagamento delle sue quote quindi la mossa sembra soprattutto finalizzata a scaricare su altri la responsabilità politica delle scelte. Comunque attendiamo la convocazione e vedremo cosa hanno intenzione di fare".