PESCARA Da ieri l’inchiesta sull’ex assessore regionale alla cultura, Luigi De Fanis, e sulla sua collaboratrice e presunta amante (lei lo ha sempre negato nelle sue numerose interviste e apparizioni televisive), Lucia Zingariello, si chiude ufficialmente e diventa più ricca. Ai già noti episodi che finirono per mettere nei guai l’esponente di centrodestra della Regione Abruzzo, quelli per intenderci legati alla tangente chiesta all’imprenditore musicale, Andrea Mascitti (il professionista che fece partire l’inchiesta e che incastrò De Fanis con registrazioni varie), si aggiungono altri episodi inediti scovati dal pm Giuseppe Bellelli nel corso della sua inchiesta e che finiscono per rendere ancora più pesante la posizione di De Fanis e degli altri. E naturalmente cresce anche il numero degli indagati.
A De Fanis, Zingariello, Ermanno Falone (dell’Associazione Abruzzo Antico, secondo l’accusa gestita sempre da De Fanis) e Rosa Giammarco (responsabile agenzia regionale per la promozione culturale di Sulmona), si aggiungono altri tre personaggi che sono Rocco Masci (presidente della "Ars Associazione Culturale Musicale"), Diego Paolini (proprietario del ristorante "Maccherone" di Pescara) e Antonio Di Domenica (maggiore azionista della DI. DM Group e amministratore della Colacillo Zaccardi srl). Tutto l’impianto accusatorio già noto all’esplodere del caso, che ebbe una grossa risonanza nazionale più che altro legata alla relazione tra De Fanis e la Zingariello (dove si inseriscono una serie di episodi corollario e di puro gossip, come il presunto contratto d’amore a pagamento tra i due, o l’annunciato avvelenamento della moglie di De Fanis, quest’ultimo finito alla procura di Lanciano), resta praticamente intatto. E con esso le ipotesi di reato di peculato, corruzione, truffa, abuso d’ufficio e falso, molti dei quali, soprattutto quelli di corruzione, contestati anche alla Zingariello che, nonostante i suoi tentativi di prendere le distanze dal suo ex datore di lavoro, viene considerata complice a tutti gli effetti di De Fanis.
I NUOVI PAGAMENTI
I fatti nuovi riguardano invece altre tangenti che avrebbe intascato l'ex assessore regionale. Da Rocco Masci si sarebbe fatto dare 1.000 euro che erano parte del contributo che la Regione liquidò al presidente di Ars, per un evento musicale che Masci aveva organizzato nell’ambito dell’evento di Torino (Salone del libro), su incarico di Abruzzo Antico, dietro il quale, per l’accusa, c’era sempre De Fanis.
Altri 1.500 euro De Fanis li avrebbe dovuti intascare da Diego Paolini, il ristoratore che, sempre per conto di Abruzzo Antico e nell’ambito della manifestazione di Torino, organizzò un evento gastronomico. Ma quella tangente non si concretizzò. Mentre invece sarebbero stati pagati 4.000 euro, sempre da Paolini, ma per altre vicende legate all’attività della moglie di quest’ultimo che, quale rappresentante dell'Associazione culturale "Akedà" aveva ottenuto dalla Regione un contributo di 17.000 euro. Il terzo nuovo episodio di "corruzione per l'esercizio della funzione" viene contestato a De Fanis e Zingariello e riguarda una serie di appalti cui era interessato l’imprenditore Di Domenica (7 lavori nel Comune di Fraine nel Chietino; uno a Castiglione Messer Marino; 2 a Montazzoli; uno alla Provincia di Chieti; 2 alla Regione Abruzzo). Un assegno da 1.000 euro sarebbe stato incassato dalla Zingariello e altri due da 4.000 euro ciascuno dallo stesso De Fanis e versati sul suo conto personale.