BOLOGNA Tra i binari della stazione di Santa Viola sono rimasti i fiammiferi usati per dar fuoco all’innesco e alcuni stracci imbevuti di liquido infiammabile. Già questa, dicono gli investigatori, può essere considerata la firma del sabotaggio. Ma per rendere inequivocabile la matrice, il gruppetto d’assalto avrebbe provveduto a siglare la missione: tre scritte ”No Tav” e una saetta, dipinte con una vernice verde ancora fresca, campeggiano sui muri e sul pannello anti rumore tra i due cavalcavia a un chilometri da Bologna centrale.
QUATTRO INNESCHI
«Volevano tagliare il Paese a metà», spiegano i magistrati della Procura emiliana e fino a mezzogiorno gli attentatori hanno centrato l’obiettivo. E’ l’alba di martedì mattina, poco prima delle quattro e mezza, quando la sede operativa delle Ferrovie lancia un segnale di guasto alla Polfer. Invece è un attacco in piena regola: sono stati incendiati i cavi del sistema di gestione e controllo del traffico ferroviario, bloccando le linee dell’alta velocità e i treni interregionali. C’è chi parla di «atto terroristico» contro la Tav», ma il premier Matteo Renzi esorta a mantenere la calma: «Non rievochiamo parole del passato, è un’operazione di sabotaggio». Deciso il ministro Angelino Alfano: «Chi si oppone alla Tav sappia che non intimidirà lo Stato. Il governo, il Paese non hanno paura. La situazione - ha proseguito - è sotto controllo, ma resta la preoccupazione di nuove insorgenze».
Questa è la quarta azione dolosa condotta solo a dicembre, l’ultima tre giorni fa a Rovezzano sulla direttissima Roma-Firenze, 12 gli episodi dall’inizio dell’anno. Tutti troppo simili e coordinati per non essere ricondotti a un’azione comune: l’ipotesi è quella degli anarchici saldati al movimento che si oppone alla realizzazione della Torino-Lione.
LE INDAGINI DELLA PROCURA
Ed è in questo ambiente che sta indagando la Procura di Bologna, che ha aperto un fascicolo per disastro ferroviario causato da danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. «E’ un episodio che ci preoccupa», dice il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso che segue le indagini della Digos con il pm del gruppo ”Istituzioni e terrorismo” Antonella Scandellari. Al momento non è contestata l’aggravante eversiva: «Noi guardiamo ai dati certi e per il momento portano ai reati che abbiamo ipotizzato». I punti fermi sono i quattro incendi appiccati a Santa Viola nel raggio di 50 metri. I sabotatori hanno riempito le canaline che coprono la fibra ottica con stracci imbevuti di benzina, il fuoco ha fatto il resto sciogliendo i cavi e mandando la rete in tilt. Il commando ha agito in fretta, sgusciando sulla massicciata da via del Triumvirato che corre parallela. In pochi minuti ha concluso l’azione e se anche è stato ripreso dalle telecamere, la nebbia spessa è garanzia di anonimato.
LA STRATEGIA
Un sabotaggio di questa portata a due giorni da Natale significa migliaia di viaggiatori allo sbando. C’è chi l’ha presa con rassegnazione, chi pretendeva risposte certe su orari e coincidenze che nessuno allo sportello poteva dare. E la tensione era proporzionale ai ritardi: un’ora e venti minuti per un treno diretto a Salerno, quasi un’ora e mezza per un altro in partenza per Napoli, una lunga colonna di ritardi anche sull’alta velocità in arrivo da nord, un’ora e quaranta da Milano e un’ora da Torino. Questa la situazione alla stazione Termini e Bologna non era da meno.
Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento “No Tav”, prende le distanze da chi parla di terrorismo: «Premesso che nessuno sa il perché di quanto è successo a Bologna perché non è stato rivendicato, mi sembra che quello che ha avuto più buonsenso sia stato Renzi che ha avvertito di usare termini corretti e di non tirare fuori fantasmi del passato». «Questo non è terrorismo - aggiunge Perino - ma sabotaggio».