Chiare le parole del procuratore capo Roberto Alfonso che sta seguendo le indagini in prima persona: «È un episodio che ci preoccupa. Dobbiamo fare molta attenzione»
ROMA Il 18 dicembre hanno attaccato la Tav Milano-Torino, il 21 la direttissima Roma-Firenze, ieri il nodo ferroviario di Bologna. Gli inquirenti hanno pochi dubbi: dietro gli atti di sabotaggio contro le linee ferroviarie c’è una strategia con una sola matrice. Sotto accusa, il movimento anarco-insurrezionalista che negli ultimi anni si è identificato nella battaglia contro l’Alta Velocità e che avrebbe deciso di cambiare modo di operare. Non più attacchi clamorosi ai cantieri o blocchi autostradali, ma sabotaggi di linee ferroviarie. Più facili da mettere a segno, più difficili da evitare. «Gli stessi gruppi che hanno agito, hanno voluto colpire lo Stato, non le persone» ha spiegato Franco Fiumara, capo della security delle Ferrovie. Gli agenti della Digos hanno perquisito le case di quattro persone considerate vicine alla galassia anarco-insurrezionalista del capoluogo emiliano, ma non sarebbe stato trovato alcun elemento utile alle indagini. Così, ci sarebbe la firma del movimento “No-Tav” anche sull’incendio divampato ieri all’alba alla stazione di Porta Viola, alla periferia ovest di Bologna che per l’intera mattinata ha spezzato l’Italia in due. Colpita soprattutto la linea dell’Alta Velocità Milano-Napoli, ma ripercussioni ci sono state su tutto il traffico ferroviario del centro-nord con i passeggeri costretti a rimanere bloccati sui treni e nelle stazioni, mentre si accumulavano ritardi fino a due ore. «Non vogliamo rievocare parole del passato – ha detto il premier Matteo Renzi – ma stiamo approfondendo quello che è accaduto. Si tratta di un atto di sabotaggio. E non è il primo. Era già avvenuto, anche se in maniera meno impattante di quello di ieri». Per il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi invece si tratta di un «atto terroristico contro la Tav», mentre la procura di Bologna ha aperto un’inchiesta. Ipotizzati i reati di disastro ferroviario causato da danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Non è stata comunque contestata l’aggravante eversiva. Chiare comunque le parole del procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso che sta seguendo personalmente le indagini: «È un episodio che ci preoccupa. Dobbiamo fare molta attenzione». È bastato il primo sopralluogo dei vigili del fuoco e degli uomini della Digos per identificare l’origine dolosa dell’incendio. Quattro i punti di origine delle fiamme scoperti dai pompieri all’altezza di altrettante canaline e pozzetti che contengono i collegamenti dei cavi elettrici e delle fibre ottiche. Luogo da cui vengono trasmessi i dati al sistema di gestione e controllo del traffico. Immediatamente tutti i treni sulla linea Bologna-Milano e Bologna-Verona sono stati bloccati. Erano le 4,25 e in quel tratto di ferrovia, compreso tra due tangenziali, ci sono molti varchi di collegamento dall’esterno. Non ci sono telecamere di videosorveglianza e la notte scorsa Bologna era invasa da una fitta nebbia. La tecnica usata è simile a quella messa in atto domenica scorsa alle porte di Firenze dove sono state utilizzate bottiglie molotov. A Bologna, sopra le canalette sono state messe coperte imbevute di benzina avvolte nei cavi. Su un muro accanto ai quattro punti di origine dell’incendio (distanti cinquanta metri l’uno dall’altro) sono state trovate tre scritte “Tav”, ritenute recenti. Una firma? Gli inquirenti bolognesi, che stanno lavorando a stretto contatto con i colleghi di Firenze e Torino, sono convinti che si tratti degli anarco-insurrenzialisti. Ma è solo una pista, altre ipotesi non sono state escluse e verranno analizzate in un vertice tra le tre procure già previsto nei prossimi giorni. In esame, anche la possibilità che si sia trattato di un atto di “depistaggio” compiuto da altri militanti che si appropriano delle tematiche No-Tav. Forse emulatori. Per il momento è solo una possibilità. L’unica cosa certa è che l’attacco di ieri al nodo ferroviario di Bologna si inserisce in un contesto in cui si sta muovendo l’intero mondo che si riconosce nella matrice anti-istituzionale, nella galassia anarchica che proprio a Bologna si è distinta per azioni contro le infrastrutture ferroviarie. Potrebbe essere stato un atto di solidarietà dei “bolognesi” verso i quattro attivisti piemontesi accusati di aver incendiato un compressore nel cantiere dell’Alta velocità in Val di Susa nel maggio 2013. Condannati in primo grado appena il 17 dicembre scorso (ma con l’assoluzione dall’accusa di aver agito con finalità di terrorismo) sul web erano apparsi articoli e comunicati in cui si attaccava nuovamente al Tav. «Le vie dell’alta velocità sono infinite – si legge in uno di questi – e bloccarle è alla portata di tutti».
Paralizzata mezza Italia: pesanti disagi da Firenze a Milano. Ritardi fino a 100 minuti. A rimetterci soprattutto i pendolari
Nelle stazioni è caos. Tabelloni inaffidabili e poche informazioni
BOLOGNA Sullo schermo luminoso della stazione centrale di Bologna il ritardo del treno per Piacenza supera la soglia dei 100 minuti. Quella che fa montare la rabbia, che fa venire la voglia di strappare il biglietto. A Milano, invece, un regionale veloce diretto nel capoluogo emiliano raggiunge l’apice dei 220 minuti. Quello che ai viaggiatori, al massimo, fa allargare le braccia. Oltre i 150 minuti di ritardo si tende a perdere ogni speranza. Prima di arrivare a un minutaggio sicuro, però, ci vuole tempo: quando il ritardo passa dai 10 ai 15 e poi ai 20 minuti - aumentando di 5 in 5 con regolarità che sembra studiata - i pendolari più scaltri capiscono subito che quella non sarà una giornata facile. E che tra 25 minuti e la cancellazione del treno, in fondo, c’è un filo sottilissimo, che può spezzarsi in qualsiasi momento. «Il problema sono le informazioni che non vengono date - dice un viaggiatore distinto ai microfoni di Repubblica Tv -. Le cose spiacevoli possono succedere. Io vengo con un Frecciarossa da Roma, siamo scesi a San Ruffillo dove nessuno sapeva niente. Siamo stati nella navetta un po’, senza informazioni, poi siamo arrivati qui e cosa vuole che le dica... I tabelloni sono inaffidabili, non c’è niente da dire». L’uomo ha il sorriso di chi ha accettato il suo destino. E non lo perde neanche quando parla di un episodio spiacevole: «Ho chiesto informazioni a un’addetta dell’assistenza Frecciarossa. Mi ha detto che non era autorizzata a darle». Una testimonianza che cozza con la perentoria affermazione con cui si conclude il primo comunicato della società Rete ferroviaria italiana (Rfi): «I viaggiatori sono costantemente informati sia bordo treno sia nelle stazioni». I passeggeri, durante la giornata, definiscono più volte insufficiente il livello di assistenza ottenuto dagli addetti. «Non so a che ora posso partire» è la risposta di gran lunga più gettonata a chi chiede notizie dei disagi. L’incendio doloso appiccato in località Santa Viola alle 4.30 ha causato rallentamenti e cancellazioni lungo l’arco di tutta la giornata dalla cintola in su dello Stivale. Bologna, Milano, Verona, Piacenza: sono molte le grandi stazioni del centro-nord penalizzate. Stando al comunicato di Rfi delle 7.30 sono state coinvolte principalmente le linee «Bologna –Milano AV (Alta Velocità, ndr), quelle convenzionali Bologna – Piacenza, Bologna – Verona e, solo nella fase iniziale, Bologna – Porretta, con cancellazioni e ritardi fino a 120 minuti». Anche la stazione Santa Maria Novella di Firenze ha patito notevoli disagi: i treni Alta Velocità, provenienti da Milano, viaggiavano con ritardi che si aggiravano tra i 30 e i 60 minuti. Già dalle 7.30, secondo Rfi, i treni ad alta velocità circolavano tutti, con «allungamento dei tempi di viaggio, inizialmente di un’ora» e verso le 11 «di circa 30 minuti», mentre la situazione per le «linee convenzionali» restava, sostanzialmente, inalterata. Dalle 13.25, secondo la società ferroviaria, la linea dell’Alta Velocità tra Bologna e Milano veniva ripristinata e nel successivo comunicato delle 15 si sottolineava che i rallentamenti dalle 10.30 erano «di circa 30 minuti», ma si stavano «gradualmente azzerando». Nel frattempo la «linea convenzionale Bologna – Milano e (...) la linea Bologna – Verona viaggiano con un aumento dei tempi di percorrenza di circa 30 minuti e ancora qualche possibile cancellazione sul servizio». Soltanto alle 17.20, invece, sarebbe stato normalizzato il traffico sulla linea convenzionale Bologna- Piacenza. Se disagio è stato, quindi, lo è stato soprattutto per i pendolari. Se di sabotaggio si è trattato, dunque, ha danneggiato più chi viaggia con le linee convenzionali e affronta ritardi giornalieri, che chi siede sulle comode poltrone dell’Alta Velocità.