TERAMO A ventiquattro ore dal blitz di fiamme gialle e polizia stradale negli uffici della pubblica istruzione del Comune di Teramo per sequestrare decine di atti relativi al servizio scuolabus svolto dalla Fratarcangeli, iniziano a chiarirsi i contorni di un'inchiesta che tocca diverse realtà della provincia e che ad oggi conta tre indagati tra i vertici della società di Frosinone. Vertici ai quali la procura contesta, almeno per il momento, l'ipotesi di frode nelle pubbliche forniture. Sotto la lente d'ingrandimento del pm Davide Rosati ci sarebbe soprattutto il presunto mancato rispetto, da parte della società, di quanto previsto nel capitolato d'appalto, a partire dalla mancanza di appositi locali per il rimessaggio dei mezzi. Rimessa che non sarebbe mai esistita tanto che gli scuolabus venivano sistematicamente parcheggiati a piazzale San Francesco. Così come, in molti casi, non sarebbero stati rispettati gli standard di sicurezza. A far partire l'inchiesta, entrata nel vivo solo qualche giorno fa, alcune segnalazioni giunte sul tavolo della procura che adesso sta verificando in maniera certosina decine e decine di documenti che sono entrati in un fascicolo nel quale nessuna responsabilità sarebbe addebitata al Comune di Teramo, più volte accusato dalla minoranza per l'affidamento del servizio alla Fratarcangeli e che risulterebbe essere parte offesa. Nei giorni scorsi è scaduta la proroga alla società di Frosinone: il servizio che da anno nuovo sarà affidato ad una nuova azienda. Nei mesi scorsi la società era finita più volte nell'occhio del ciclone per diversi problemi riscontrati sui mezzi dedicati al trasporto scolastico. E a settembre, addirittura, aveva lasciato a piedi circa 300 alunni con l'avvio del servizio slittato di alcuni giorni perché non era stato firmato il contratto con i lavoratori.