La Regione ci riprova a far decollare l’aeroporto d’Abruzzo o almeno a non farlo precipitare in una crisi economica che significherebbe la sua chiusura. Ci avevano provato, nel 2013, la giunta Chiodi e, l'estate scorsa, quella D'Alfonso: due interventi che variavano solo per l'approvvigionamento delle risorse, finalizzati a ricapitalizzare la Saga (la società di gestione dello scalo) e a metterla tutta o quasi nelle mani dell’Emiciclo che avrebbe così raggiunto il 99,48% delle quote azionarie. Poi però, nel novembre scorso, sono intervenuti i giudici della Corte costituzionale a stabilire che l’operazione non era consentita, che quella legge approvata dal consiglio regionale era nei fatti un aiuto di Stato. Legge bocciata e tutto da rifare, insomma. Così mercoledì scorso l’Emiciclo ha approvato un emendamento con il quale quei 6 milioni di euro che servivano alla Saga per non saltare, e che la Consulta aveva fatto uscire dalla porta, rientrano ora dalla finestra. Con l’emendamento approvato non si parla più di ricapitalizzazione, ma di «anticipazioni di liquidità a titolo oneroso»: un prestito, insomma, che la Saga otterrà dalla Regione e che dovrà restituire con gli interessi entro il 2019.
«Non si tratta di una pezza per tappare un buco - precisa il sottosegretario Camillo D’Alessandro - ma di un modo per cambiare verso alla gestione dell’aeroporto. Il prestito sarà condizionato infatti ad un piano industriale che dovrà essere approvato dalla giunta e dal consiglio e che deve mirare a rendere l’aeroporto d’Abruzzo autonomo dal punto di vista economico e gestionale». Per farlo sarà necessario aumentare il flusso dei passeggeri (oggi fermi a 600 mila) fino a farli diventare almeno 1 milione l’anno e, per questo, ripensare la funzione dello scalo pescarese nel contesto nazionale. «Nuove rotte e soprattutto un nuovo rapporto con gli aeroporti di Roma - continua D’Alessandro - oltre che con quello di Ancona e con le strutture portuali». Così i soldi in cassa potranno arrivare già a gennaio.