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Pescara, 24/11/2024
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27/12/2014
Il Centro
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Veronica Teodoro: «L’assessore? Lo rifarei e papà mi scioglie tutti i dubbi». Mio padre mi sostiene e mi dà consigli, la sera torno a casa e gli racconto la mia giornata. I primi sei mesi dell’amministratore più giovane d’Italia: non rinnego nulla, ma basta polemiche
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PESCARA Ha trascorso il Natale in famiglia «ma senza parlare di politica» e il Santo Stefano al cinema con gli amici a vedere «Ma tu di che segno 6?». Sei mesi dopo le polemiche, Veronica Teodoro, l’assessore più giovane d’Italia, ha sbollito la rabbia nei confronti di chi l’ha attaccata perché diventata assessore per un cognome, quello del papà Gianni, storico esponente della politica pescarese. Studentessa a Teramo di Giurisprudenza, 20 anni compiuti ad agosto, assessore al Patrimonio, alle Politiche giovanili e al volontariato, la Teodorina ha raccontato com’è stare in politica. Assessore, i suoi primi sei mesi sono stati pesanti, piacevoli, impegnativi? «Piacevoli, ogni giorno mi sveglio e sono contenta di andare in Comune. E’ un’attività che faccio volentieri, con il buon umore e solo un po’ impegnativa perché devo conciliare il lavoro e lo studio». Qual è la sua giornata tipo? «La mattina studio e il pomeriggio vado in Comune o viceversa. Ma dipende dagli appuntamenti e dagli impegni in Comune». E gli amici li vede come prima? «Quando non devo studiare li vedo la sera ma senza fare tardi perché studiamo tutti. Poi, cerco di vederli nel fine settimana o per un caffè. Loro no, non mi chiamano assessore: per i miei amici sono sempre Veronica. Sono loro ad essermi stati vicini nei momenti più difficili come i primi mesi di polemiche». Finite le polemiche, com’è cambiato il suo rapporto con i cittadini: le stringono le mani, le chiedono di scattarsi selfie con loro? «Questo accadeva anche prima, come mi salutavano prima mi salutano adesso. Chi è stato sempre contrario alla mia nomina lo è anche adesso e chi mi ha sostenuto lo fa ancora. Ma sono convinta che la maggior parte è contenta di me». Con sette delibere in sei mesi è l’assessore meno produttivo della giunta. Come mai? «Sto preparando molte delibere per l’anno nuovo, dopo l’Epifania ce ne saranno diverse. Se il numero è esiguo è perché c’è bisogno di una programmazione e per me è stato più complesso e il settore patrimonio non è facile da gestire». Una cosa efficace che sente di aver far fatto per la città? «La delibera sul piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio. Abbiamo messo in vendita dei beni e questo ha portato un vantaggio al Comune in questa fase critica. Poi, la valorizzazione perché attraverso le risorse riusciamo a valorizzare gli immobili anche dal punto di vista della manutenzione. Ad esempio, nel centro polivalente Britti di via Rio Sparto stiamo sistemando il pavimento danneggiato dall’alluvione. Valorizzare significa anche cercare dei luoghi e metterli a posto per destinarli, poi, alle associazioni». La delibera sogno? «Creare un centro di aggregazione per giovani perché non c’è una realtà dove i ragazzi possano riunirsi». E’ quello che le chiedono i suoi amici, i suoi coetanei? «Sì anche, perché non c’è un centro di aggregazione». Che si farebbe dentro il centro? «Attività didattiche, un luogo di confronto, di idee, di cultura dove parlare di quello che accade nel nostro Paese». E lei cosa direbbe, cosa non le piace del Paese? «Che i giovani debbano andare via dall’Italia per trovare lavoro. Vorrei che l’Italia fosse un Paese in grado di dare possibilità a tutti i ragazzi». Il momento più difficile di questi sei mesi? «L’inizio, tutte quelle polemiche. Sono una persona riservata e stare sulla bocca di tutti è stato difficile». Pentita di essere diventata assessore? «Assolutamente no, lo rifarei». In casa Teodoro a Natale, si è parlato di...? «Di tutto tranne che di politica. Sono stata con i miei genitori, i miei zii, i miei nonni». Che cosa le ha regalato il sindaco e viceversa? «Niente, ci siamo scambiati gli auguri». E papà Gianni? «Lui un profumo e io anche: siamo appassionati di profumi». E’ faticoso lavorare sempre sotto il giudizio di papà? «No, non mi pesa. Papà mi sostiene, mi dà consigli ma le decisioni le prendo io, non m’impone nulla». La politica sarà un’esperienza passeggera o l’assessorato è l’inizio di una carriera? «Adesso mi preme concludere questi cinque anni e finire l’università. Non nego che però mi piacerebbe continuare dopo questa esperienza». Le piacerebbe fare il sindaco? «Sono sempre una ragazza di 20 anni e con la testa che ho adesso no. Vivendo a stretto contatto con il sindaco mi rendo conto di come sia impegnativo: ci vogliono preparazione ed esperienza». In questi sei mesi ha maturato una piccola esperienza? «A volte ripensando all’inizio mi sembra di stare crescendo, di stare migliorando anche nella maniera di gestire il lavoro. Cerco di imparare da tutti». Da chi ha imparato di più? «Dal mio responsabile di servizio Aldo Di Prinzio, dal mio dirigente Tommaso Vespasiano e poi da mio padre». Papà è il suo eroe? «Una guida». Cosa le manca della vita di prima? «Un po’ di tempo libero». Cosa l’ha stupita della politica? «Il rapporto di fiducia che si crea con il sindaco, con i colleghi: diventa una seconda famiglia». E’ imbarazzata a sedere accanto a sessantenni o ne è orgogliosa? «Nessuno mi fa sentire in imbarazzo, mi trattano alla pari, non come una ragazzina. Tutti mi aiutano». Il nemico preferito nell’opposizione? «Non mi becco con nessuno. Credo che anche dal confronto si possa imparare». In questi sei mesi, sente di aver fatto un errore di inesperienza, di gioventù? «No, mi aiuta papà. Se ho qualche dubbio chiedo a papà o al sindaco». Ma quante volte si sente con papà? «Due, tre volte. Poi, la sera ci vediamo, ci confrontiamo, gli racconto come è andata la giornata». Sei mesi dopo, cosa dice a chi l’ha chiamata raccomandata? «Che per giudicare una persona bisogna darle tempo. Alla fine, conteranno i fatti». Cosa tiene e cosa butta di quest’anno? «Butto i giorni delle polemiche e tengo l’entusiasmo».
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