«Perché un russo viene ad investire qui? Uno, perché sta bene. Due, perché trova il sole, trova l’arte, trova la storia, trova la cucina che gli fa piacere, terzo perché sa che può essere un momento di grande occasione per lui e di investimento futuro. In Italia c’è ancora la certezza della proprietà». Paolo Bellini, l’intermediario dell’operazione Abruzzo, mostra sicurezza. Ha un pasato di immobiliarista di Rovigo e da qualche anno ha costituito l’Italian Russian Association (Ira), che a Mosca ha sede vicino al’ex sede del Kgb (servizi segreti). Nel ’94 si candidò a sindaco per Forza Italia. Oggi più che intermediario preferisce farsi chiamare facilitatore, colui cioé che facilita i contatti e gli approcci tra investitori stranieri e imprenditori. A Montesilvano ad esempio ha favorito una manifestazione d’interesse verso l’acquisto di un grande hotel da parte della società immobiliare russa Monarch di Mosca. Un’altra operazione sembra invece svanita: quella che avrebbe portato i russi ad acquisire il porto di Pisa. Di qui, poi, l’interesse su quello di Pescara.
PESCARA «In Abruzzo, come in tante altre parti d’Italia, c’è bisogno di liquidità per poter ripartire; i russi hanno i soldi e sono disponibili ad investire, ma chiedono di far presto perché temono che la loro moneta, il rublo, si svaluti di più». E’ con queste parole che si apre ufficialmente la trattativa Abruzzo con la Russia. Sul piatto possono finirci 50 milioni di euro per due strutture sulle quali i buyers stranieri hanno messo gli occhi: il porto turistico della Società della Camera di commercio e l’aeroporto d’Abruzzo della Regione. Chiaro l’intento da parte dei russi di costituire a Pescara una rete di servizi votata a turismo e trasporti. Un progetto mirato alla realizzazione di un “ponte commerciale” tra l’Abruzzo e l’Est, cosa d’altra parte mai nascosta neanche dalle nostre amministrazioni locali, e che può portare all’apertura di una corsia preferenziale verso Astana, capitale del Kazakistan, in prospettiva dell’Expo 2017 (il tema sarà l’Energia del futuro). Già, perché una parte dei capitali a disposizione proviene proprio dal Kazakistan. L’interesse verso Pescara è sorto in occasione dell’evento “Arte&gusto”, organizzato a novembre dalla Camera di commercio con delegazioni russe, turche, olandesi e kasake. «Fu una specie di colpo di fulmine», lo ricorda Paolo Bellini presidente nazionale Anama- Confesercenti e presidente Ira (Italiana Russian Association) che era presente insieme al senatore Bartolomeo Amidei, (membro della IX Commissione del Senato, agricoltura e produzione agro alimentare), al deputato della Duma Valeriy Kazeykin, al console onorario russo di Bolzano Bernhard Kiem , al presidente della Camera di commercio di Mosca Mikhail Kuzovlev e al collega di San Pietroburgo Vladimir Katenev. L’interesse è andato avanti al punto che è stato richiesta una “due diligence” al fine di compiere una completa ed esatta valutazione delle infrastrutture. Sia Marina di Pescara sia aeroporto (dove ieri si è svolto un ulteriore sopralluogo) hanno preso l’impegno di fornire planimetrie, progetti e dettagli tecnici. Una attenta analisi su costi e piani finanziaria in base alla quale sarà possibile formulare una offerta più precisa. Se, ad esempio, rilevare l’intera società del Marina e acquisire una quota di partecipazione della Saga (la società di gestione dello scalo aereo) o arrivare ad un controllo di maggioranza su entrambe. «Gli investitori russi sono proiettati verso il porto, ma intendono sfruttare l’incredibile vicinanza dell’aeroporto e la sua posizione strategica in Europa, sia in considerazione dei nuovi voli verso la Russia, sia in considerazione del ruolo di terzo scalo aereo di Roma che può avere in futuro», chiarisce Bellini. Ma chi sono gli investitori interessati all’Abruzzo? La società fa capo a due realtà del settore energetico russo, insieme, come detto, a capitali kazaki. A muoversi per prima è stata la Gazprom, colosso mondiale e statale dell’energia russa, attraverso il suo braccio finanziario della Gazprom bank invest. «L’altra», riprende Bellini, «è una società dell'energia di secondo livello al 51% con capitale privato e che fa capo alla Cpbk, una banca di credito cooperativo di Mosca alla quale fanno riferimento 200 grandi investitori russi». Nel caso in cui l’operazione dovesse andare avanti verrebbe anche coinvolta la Siberian 7, compagnia aerea siberiana oggi controllata dallo Stato, e che attualmente in Italia ha Verona come scalo primario. D’altra parte su quanto sia reciproco l’interesse alla trattativa lo dice anche Daniele Becci, presidente della Camera di commercio. «Non è un segreto su quanto si fatichi a tenere in piedi due strutture come Marina e aeroporto. In questo momento, poi, c’è una grave mancanza di liquidità, per cui sarebbe illogico non cogliere queste occasioni. A patto che si presentino tali».