PESCARA L'assessore regionale Silvio Paolucci è ancora un po' stordito dalle cifre che per una settimana si sono rincorse nei tavoli delle commissioni e nella lunga seduta dell'Emiciclo. Coraggio, il meglio è passato, avrebbe detto Ennio Flaiano. Perché in realtà, dopo il via libera al bilancio di previsione e alla legge finanziaria, c'è ancora un altro scoglio da superare: i tagli alle Regioni annunciati con un decreto del Presidente del Consiglio, che dovrebbe arrivare a fine gennaio e che tiene tutti sulle spine.
Assessore, dica la verità: quante pressioni ha ricevuto in questi giorni per indirizzare le poste del bilancio 2015 verso i soliti lidi?
«Un’enormità. Purtroppo i ragionamenti sono ancora quelli di un mondo antico in cui si rincorreva la Regione per ottenere finanziamenti a go-go».
Siamo davvero a uno spartiacque rispetto a certe follie del passato?
«Innanzitutto mi piace sottolineare una novità: per la prima volta, e non accadeva da almeno un decennio, entriamo nel novero delle Regioni che approvano in tempi così rapidi la programmazione economica. Questo ha un peso non soltanto politico ma anche sui provvedimenti destinati allo sviluppo».
Entriamo nel merito di questi provvedimenti.
«Mi ha sorpreso che sui 12 milioni destinati alla compartecipazione per i ticket socio-sanitari (sui 37 complessivi del sociale) non ci sia stato dibattito. Nessuno ha preso la parola in consiglio. Eppure si tratta di uno stanziamento notevole e di grande rilevanza per le categorie più svantaggiate».
Qual è l'altro elemento qualificante del bilancio?
«Sicuramente il cofinanziamento dei fondi europei. Tra le opposizioni c’era chi diceva che non era necessario inserire una somma così alta, ma questo ci consentirà di correre con velocità sulla spesa dei fondi strutturali che oggi costituiscono la principale fonte per lo sviluppo».
Alcuni risultati sono stati però attribuiti agli emendamenti delle opposizioni.
«Per sette giorni sono stato chiuso in commissione per trovare una mediazione con le minoranze, ma la verità bisogna raccontarla tutta. La giunta non poteva licenziare un bilancio che non teneva conto del piano di ammortamento per il rientro dal disavanzo. Un obbligo imposto la Corte dei conti».
Lo ha fatto il consiglio.
«Si, ma dopo un primo sub emendamento della maggioranza che prevedeva stanziamenti per l'agricoltura, l'erosione della costa, il fondo unico per la cultura, il sociale. A questo sub emendamento, dal valore di circa 5,2 milioni, si è aggiunto quello delle opposizioni ed è così che si è arrivati ai 7 milioni e 600mila euro complessivi che qualcuno ha invece attribuito interamente alla minoranza».
Adesso si annunciano però nuovi tagli dai trasferimenti dello Stato di cui si sa in realtà ben poco.
«Sulla sanità abbiamo già previsto una riduzione di 110-115 milioni dal Fondo nazionale che non ci ha comunque impedito di fare un bilancio in equilibrio. La vera questione è il tempo che il Governo ci assegnerà per il rientro dal disavanzo economico. Si parla di un piano di ammortamento di trent'anni. Questo ci darebbe un grande respiro, altrimenti sarà un problema. Stiamo verificando la normativa del Milleproroghe. Presto ne sapremo di più».