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Data: 30/12/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nave in fiamme i morti sono 10 ma c’è il mistero dei 41 dispersi. Il governo: «Verificare la lista dei passeggeri». Tutti in salvo i 44 italiani che erano a bordo. Il capitano l’ultimo a scendere. Caos scialuppe e porte bloccate indagati comandante e armatore.

L’inferno di fiamme e terrore divampato nelle acque dell’Adriatico ha lasciato dietro di sé una scia di sangue. Sono dieci al momento le vittime accertate dell’incendio scoppiato a bordo del traghetto Norman Atlantic partito da Patrasso la sera di sabato e diretto ad Ancona. Ma il conto della morte potrebbe crescere ancora. Fonti greche tra cui l'edizione online del settimanale greco To Vima, considerato tra i più autorevoli, sostiene ci siano ancora molti dispersi. In Italia dalle dichiarazioni ufficiali di certo emerge soltanto che i conti non tornano. «Sono state salvate 427 persone, le vittime sono dieci», ha dichiarato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Ma subito dopo viene confermato che «sulla lista d'imbarco i passeggeri erano 478». Dunque all’appello ne mancherebbero 41. Inoltre come conferma il ministro delle Infrastrutture «alcuni dei nomi delle persone salvate non figuravano su quella lista. Il porto d'imbarco dovrà ora verificare la corrispondenza delle liste».
I CLANDESTINI

Da una parte quindi si teme la presenza massiccia di clandestini (che ce ne fossero è ormai certo, dal momento che due afghani non presenti sulla lista ufficiale sono stati trasportati da un mercantile e condotti nel porto di Bari) che potrebbero essersi imbarcati anche durante lo scalo che il traghetto ha fatto a Igoumenitsa, dall’altra si spera in un errore di conteggio delle persone tratte salvo. Nel trambusto generale qualcuno sceso nei porti di Bari o Brindisi potrebbe essere sfuggito alla conta ufficiale o qualcuno potrebbe essere rimasto a terra a Igoumenitsa. «Continueremo a scandagliare il mare», ha assicurato la Pinotti. Anche per l’ammiraglio De Giorgi le ricerche proseguiranno per verificare «se in mare c'è qualche altro che nelle fase iniziali concitate sia caduto».
I SUPERSTITI

Sarebbero tutti in salvo i 44 italiani a bordo ma nella Capitaneria di porto barese ieri sera la famiglia di un passeggero campano ancora non era riuscita a capire dove fosse finito un loro congiunto di 32 anni che era sul traghetto. Tra i recuperati incolumi anche 234 greci, 54 turchi, 22 albanesi, 18 tedeschi e 10 svizzeri.
Di certo i soccorritori non si sono risparmiati. Le operazioni di salvataggio sono state massicce e sono andate avanti ininterrottamente. È stata una vera corsa contro il tempo per salvare i passeggeri rimasti intrappolati sul ponte per più di 24 ore, in condizioni estreme, tra fiamme, fumo, gelo e un mare forza otto con onde alte sei metri che rendevano impossibile l’avvicinamento di altre imbarcazioni.
Verso il traghetto Norman Atlantic in fiamme, che si trovava a 39 miglia da Otranto e 13 da Valona, sono partiti dalla Grecia e dall’Italia motovedette ed elicotteri della Marina Militare, mentre il comandante, che è stato l’ultimo a scendere dalla nave, insieme alle 56 persone dell’equipaggio, tentava di domare le fiamme a bordo. Posticipato il rientro della nave militare San Giorgio con a bordo alcuni naufraghi: sarebbe dovuta rientrare in nottata a questa mattina a Brindisi, invece resterà nella zona della sciagura per proseguire le ricerche di eventuali superstiti.
La gratitudine ai soccorritori è arrivata anche dal premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa di fine anno. «Un intervento così ricco di passione, dedizione e tenacia ha evitato una vera e propria ecatombe», ha detto, a loro va la «mia gratitudine a nome di tutti gli italiani». «È stata scritta una pagina interessante e bella di serietà», ma resta una pagina «drammatica per ciò che è accaduto e che ci riempie il cuore di dolore per le vittime». E mentre tre procure, Bari, Brindisi e Lecce indagano su quanto avvenuto e hanno avviato un’inchiesta per naufragio colposo e omicidio colposo, la nave Norman Atlantic è stata posta sotto sequestro. «La magistratura albanese e quella italiana - ha spiegato in serata il ministero dei Trasporti - sono in contatto per decidere in quale porto verrà rimorchiata».

Caos scialuppe e porte bloccate indagati comandante e armatore. Aperte inchieste a Bari, Brindisi e Lecce ascoltate le testimonianze dei naufraghiTra le ipotesi di reato l’omicidio colposo plurimo. Rogo forse provocato dai clandestini

BARI Tre Procure al lavoro (Bari, Brindisi e Lecce) sulle medesime tre ipotesi di reato: naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi. Sul naufragio del traghetto “Norman Atlantic” i magistrati pugliesi hanno avviato tre inchieste parallele e altrettanto parallelamente hanno iscritto al registro degli indagati, come atto dovuto, l’armatore Carlo Visentini e il comandante della nave Argilio Giacomazzi: le indagini sono scattate a Bari, Brindisi e Lecce perché, come prevede il codice di navigazione, gli accertamenti devono essere svolti lì dove arriva il natante in difficoltà o dove sbarcano i passeggeri messi in salvo, anche se è probabile che l’inchiesta resti a Bari perché la società armatrice, la Visemar di Rovigo, ha sede legale proprio nel capoluogo pugliese. La nave Norman è stata posta sotto sequestro e la magistratura barese e quella albanese stanno decidendo in quale porto rimorchiare il relitto.
A Bari il procuratore capo Giuseppe Volpe, il pm Ettore Cardinali e la Squadra mobile per tutta la giornata di ieri e sino a tarda sera hanno ascoltato 49 passeggeri tratti in salvo e giunti in Puglia a bordo del mercantile “Spirit of Piraeus” battente la bandiera di Singapore; a Lecce il procuratore Cataldo Motta ha delegato alla Capitaneria di Gallipoli l’ascolto di due marittimi ricoverati all’ospedale di Galatina; a Brindisi, invece, la procura disporrà nelle prossime ore l’autopsia sui corpi delle vittime accertate al momento. Un passaggio non semplice, visto che il primo corpo portato a Brindisi, inizialmente attribuito alla prima vittima, Gheorgiu Goulis, non è stato riconosciuto dal figlio. E anche la seconda salma non è stata identificata.
L’ALLARME

Gli interrogativi cui dare risposta sono moltissimi e vanno dalle cause dell’incendio all’organizzazione delle operazioni di evacuazione e salvataggio. Per il momento, le domande degli inquirenti si sono concentrate soprattutto sulla tempestività nel lanciare l’allarme dopo l’incendio e sull’organizzazione a bordo della Norman al momento dell’evacuazione. Alcuni passeggeri hanno riferito di non aver sentito alcun allarme suonare, ma di essersi accorti di quanto stava accadendo solo quando il fumo ha iniziato ad invadere le cabine. «A svegliarci - dice qualcuno - sono stati i camionisti che hanno visto l’incendio diffondersi dal ponte 4 e hanno cominciato a battere sulle porte gridando di uscire perché c’era il fuoco». Quasi tutti sembrano concordare su un punto: l’incendio era già in atto quando il mayday è stato lanciato, alle 4.50.
LE SCIALUPPE

Ci sono dubbi da chiarire anche sulla gestione dello sgombero: secondo alcune testimonianze, le scialuppe erano poche e durante la fase di sgancio in mare ci sarebbero state difficoltà, provocate anche dal maltempo. Una delle prime vittime, stando al racconto della moglie ricoverata a Galatina, è morta dopo essere rimasta incastrata nel finger che collegava il ponte alle scialuppe. Di scialuppe e porte bloccate parla anche la soprano Dimitra Theodossiou, che era tra i passeggeri della nave: «Molte porte della nave erano bloccate», ha raccontato, «ci trovavamo tutti tra le fiamme, pioveva molto. Alcune scialuppe erano inutilizzabili e non c'era nessuno dell’equipaggio».
L’INCENDIO

Il terzo - o forse il primo - enigma da chiarire, riguarda la causa dell’incendio che, stando ad alcune voci, sarebbe partito da un camion. E’ certo che il garage era stipato: 195 vetture registrate, su una capienza massima di 250. Per di più il ponte da cui è partito il fuoco, il numero 4, non era isolato dall’esterno, il che vuol dire che il primo incendio è stato alimentato dalla presenza di ossigeno.
Poi c’è l’enigma dei clandestini a bordo. Nell’elenco dei passeggeri salvati ci sono trenta nomi che non erano in partenza, molti dei quali provenienti da Afghanistan e Siria. Tra le ipotesi circolate fin da subito, quella che, nascosti nei pressi dei camion, abbiano acceso un fuoco per riscaldarsi.
Su tutti questi particolari potrebbe essere decisiva l’apertura della scatola nera del traghetto. Nelle prossime ore sarà sentito anche il personale della Norman e poi toccherà al comandante, l’ultimo ieri ad abbandonare il traghetto alla deriva.

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