ROMA «Finché c’è vita c’è speranza, ma anche paura… L’onore, quella è una realtà… quella!». Argilio Giacomazzi, 62 anni, comandante del “Norman Atlantic”, traghetto in fiamme col suo carico di centinaia di passeggeri e membri dell’equipaggio alla deriva nell’Adriatico in tempesta, potrebbe aver letto “Lord Jim” di Joseph Conrad. Il romanzo dei marinai. Di tutti quelli che sono andati per mare da professionisti, portandosi appresso tutte le fragilità di uomini che per quarant’anni, come il capitano Argilio che ha incrociato le acque di più latitudini, dall’Artico al Mediterraneo, hanno affrontato i venti, le onde, gli imprevisti, l’incombere di naufragi e disastri, aspettando il momento d’esser messi alla prova.
«GESTIRE L’EMERGENZA»
Giacomazzi è il nostro Lord Jim, il comandante che redime se stesso, che ci riscatta come italiani, che sconfigge la paura di Schettino, comandante incongruo della Costa Concordia che non fu l’ultimo a lasciare la nave inchinata e coricata sugli scogli del Giglio. Giacomazzi più di De Falco è il riscatto della nostra marineria, “el anti-Schettino” per il quotidiano madrileno “El Mundo”.
«Non sono un eroe, ho fatto solo il mio dovere», avrebbe detto agli ufficiali di Marina che dal San Giorgio, la nave anfibia delle emergenze, delle missioni impossibili, son saliti sulla tolda incandescente del traghetto dalla corsa interrotta fra Patrasso e Ancona, al largo di un incantevole sputo d’isola a nord di Corfù: Othoni, l’isoletta greca più vicina all’Italia, dove Calipso stregò Ulisse tenendolo prigioniero per 7 anni. Quando son saliti i quattro ufficiali, tutti i passeggeri e tutti i membri dell’equipaggio avevano lasciato la nave su scialuppe o soccorsi da elicotteri e mercantili che avevano risposto all’SOS, una corsa contro il tempo dopo il “mayday” che nessun comandante vorrebbe mai dover dare, dopo che alle 4 e mezzo di mattino l’incendio divampato nel garage aveva messo fuori uso motori e timone. Un uomo solo davanti alla sua responsabilità. E quando infine non c’era più nessuno da salvare, Argilio Giacomazzi se n’è andato. «Anche il comandante ha lasciato la nave», ha annunciato la Marina. Significava che a bordo non c’era più nessuno. Lui però è rimasto ancora sul San Giorgio che scandagliava le acque in cerca di possibili dispersi. Una telefonata in serata alla figlia Giulia, solo dopo molte ore. Amorevole come un padre dev’essere. Lei ha pianto, non aveva mai perso la fiducia. «Mio padre è un grande professionista, solca i mari da quarant’anni, è un comandante che non lascia la sua nave, ha accumulato l’esperienza anche per gestire un’emergenza come questa».
«IL SENSO DELL’ONORE»
Quando lui finalmente le ha telefonato lei si è messa a piangere, «tanto che il padre l’ha amorevolmente presa in giro», racconta il sindaco della Spezia Massimo Federigi. A Cadimare c’è casa Giacomazzi, la moglie Paola che si diceva «in ansia, ma lui è il migliore, non ho dubbi che stia bene operando, è votato al lavoro, molto serio». «Molto serio» lo descrive il cognato, Alfonso Novelli, marito di Dorinda. «È una persona seria e semplice, che ha sempre navigato. Una volta ha rimorchiato fino in un porto del Nord una nave in avaria. Un uomo serio e di poche parole». Un altro fratello si è trasferito a Brindisi. Alfonso ha lavorato nelle ferrovie, dovette gestire un’emergenza per cui ancora non riesce a prendere sonno: «L’incendio a un interruttore dell’alta tensione che alimentava la corrente della linea». Quando finalmente il comandate Giacomazzi, dopo aver guidato tutte le operazioni, indicato le precedenze di chi doveva esser salvato, impartito gli ordini per arginare l’incendio e governare la nave e collaborato sempre con le capitanerie e i militari, ha finalmente parlato coi familiari, ha detto semplicemente «Sto bene, state tranquilli, è finito tutto, tra poco torno a casa». C’è una pagina facebook in suo onore, «Lui ce la farà». «Al Giglio ci voleva Argilio». Campeggia il tricolore. Il premier Matteo Renzi lo ha elogiato. Per il Sindaco della sua città, La Spezia, lui «onora le tradizioni della marineria». Sì, ci saranno inchieste sull’efficienza della nave, su quante persone fossero realmente a bordo, oggi però sono le lacrime di felicità della figlia Giulia, partita con la madre per riabbracciarlo a Brindisi, la medaglia più bella e senza ombre: «Bentornato papà».