La parola d’ordine del 2015 per Matteo Renzi è «ritmo» perché «l’Italia ce la farà e non è spacciata se fa le riforme». È una conferenza stampa fiume, di oltre due ore e mezza quella che Matteo Renzi mette in scena per un bilancio dei primi dieci mesi a Palazzo Chigi. «Si finisce all’una a e mezzo, così il Tg1 può andare in onda», dice il premier. Ma poi una domanda tira l’altra e malgrado la decisione di chiudere a 24 gli interventi dei giornalisti si va oltre le due e mezza. «Non pensate di farmi stare qui un’ora e mezza a discutere di Quirinale, risponderò sempre allo stesso modo: troveremo un presidente insieme a tutti gli altri partiti, ci sarà un nome condiviso ma per ora un presidente della Repubblica c’é e non partecipo al gioco dell’indovina chi?», spiega il premier cercando di schivare le molte domande sull’identikit del successore di Napolitano. L’operazione però non riesce. Berlusconi sarà al tavolo per la scelta del Colle? Certamente «perché è stato votato da milioni di persone e Forza Italia senza di lui non esiste», dice Renzi, facendo gli auguri a chi immagina (Fitto?, ndr) Fi senza il Cavaliere. In ogni caso al Quirinale sarà necessario votare una personalità che si intenda «di politica con P maiuscola», «un nome attorno al quale si coaguli una maggioranza prevista dalla Costituzione e l’affetto di tutti gli italiani». Il tema del giorno è il jobs act. E la sua estensione anche agli statali. «Siamo al derby ideologico costante», dice il premier che ammette di essere stato proprio lui a chiedere di togliere in Consiglio dei ministri il riferimento al pubblico impiego perché del caso si occuperà la riforma Madia, ora in Parlamento. «Voglio cambiare l’umore degli italiani, i gufi non sono quelli che parlano male del governo ma dell’Italia: sulla corruzione non faremo sconti, quelli si fanno al supermercato», dice. Il premier assicura che il suo è il governo che ha fatto più riforme e meno leggi, ma bacchetta in diretta il cronista di Sky per il «sottopancia» che riporta la frase. «Mi sento un po’ con Al Pacino in “Ogni maledetta domenica” dove il coach dice ai suoi che ce la possono fare, noi stiamo dicendo agli italiani che ce la possono fare che ogni centimetro è importate». Non è l’unica citazione del premier L’altra è per Fonzie, di Happy days. «Abbiamo iniziato un percorso che durerà anni, l’Italia non si cambia con uno schiocco di dita come Fonzie». Per la ripresa economica il «2015 sarà decisivo, è per questo che insisto sul senso dell’urgenza». «Dicono che sono tarantolato? Il senso dell’urgenza va misurato sulle prossime 12 ore, non sui prossimi 12 mesi, sono molto soddisfatto di come stanno andando i pezzettini del puzzle perché li stiamo mettendo come pensavamo di metterli: i prossimi 12 mesi saranno decisivi? Sì ma non penso che l’Italia sia spacciata come pensano alcuni gufi». Tra un rimbrotto e un altro ai cronisti per le domande Renzi esclude «un effetto contagio della Grecia sull’Italia» e si lamenta per il paragone con la Thatcher. «Quando io faccio delle sintesi via Twitter lo faccio per usare il linguaggio della concretezza, poi certo rispondo botta a botta: meglio arroganti che disertori».