ROMA Con gli statali Matteo Renzi non è mai stato tenero. Anzi. In una delle sue prime uscite da premier, aveva annunciato una «lotta violenta alla burocrazia». Così la battaglia per riformare la pubblica amministrazione è partita con un «blitzkrieg», una guerra lampo, con il decreto Madia, per poi finire in una trincea con il disegno di legge delega da mesi insabbiato al Senato, che riprenderà il suo iter solo a febbraio dopo la legge elettorale, ma i cui decreti attuativi richiederanno fino a due anni per essere operativi. Centometrista o maratoneta che sia, a voler usare un’altra metafora, se Renzi arriverà al traguardo il lavoro del dipendente statale sarà molto diverso da quello di oggi. A cominciare proprio dalla inamovibilità del dipendente pubblico. Il tema del licenziamento, almeno in parte, è già stato affrontato con il decreto Madia che ha introdotto due importanti norme. La prima è la mobilità obbligatoria entro cinquanta chilometri. Chi rifiuta lo spostamento ad altra amministazione avrà, per due anni, uno stipendio ridotto all’80 per cento, poi il rapporto di lavoro verrà sciolto. Anche in questo caso, però, la burocrazia si sta dimostrando più maratoneta che centometrista. Il decreto attuativo con le tabelle di equiparazione degli stipendi per chi cambia amministrazione, tarda ad arrivare.
I NODI DA SCIOGLIERE
Dei licenziamenti disciplinari, l’altro tema caldo, se ne parlerà nella legge delega che dovrà essere emendata dal governo per semplificare le norme già previste dall’ex ministro della funzione pubblica Renato Brunetta (compresi i licenziamenti per scarso rendimento), ma che sono sempre rimaste sulla carta. Il decreto Madia, quello già in vigore, prevede per gli statali dichiarati in esubero, anche un’altra possibilità per salvare il posto di lavoro: quella di accettare una retrocessione, un demansionamento, anche se al massimo di un solo gradino e mantenendo lo stipendio. Cambierà anche il metodo di accesso al lavoro statale. Non più un concorso per ogni amministrazione, ma un concorsone unico. I dipendenti pubblici diventeranno della Repubblica, e potranno così essere più facilmente spostati. Le novità introdotte dal decreto Madia riguardano anche le pensioni. Il trattenimento in servizio, ossia la possibilità di restare al lavoro anche dopo aver raggiunto l’età della pensione, è stata abolita, magistrati compresi, anche se questi ultimi avranno un regime transitorio. Resta, infine, il tema del rinnovo del contratto. Anche per il 2015 rimarrà bloccato. In cinque anni di congelamento, secondo la Cgil, i lavoratori statali hanno perso in media 4.800 euro annue di stipendio. La Pa, insomma, non è più quel posto sicuro di un tempo.