BUSSI Alle officine il villaggio operaio non c’è più da più di vent’anni e il lavoro in fabbrica è ormai un privilegio di pochi. Ma per chi, in attesa della rinascita del polo chimico, volesse visitare quel che resta di più di un secolo di chimica c’è ancora tempo. E c’è ancora la possibilità del tour in pullman. Di linea. Sì perché l’Arpa le corse per Bussi Officine le mantiene. Anche senza passeggeri. Come un tempo, quando per lavorare alle Officine arrivavano a centinaia da Pescara e dalla valle Peligna. E se gli autobus della linea Pescara-L’Aquila sono di passaggio, e al mattino, prima di proseguire verso il capoluogo di regione, si limitano a fare scalo davanti alla fabbrica o sulla statale 153, da Sulmona c’è una corsa dedicata a Bussi Officine. Un servizio pomeridiano con partenza alle sedici e 17 e arrivo a Bussi Officine alle 17 in punto, dopo aver fatto un allungo a Bussi paese.
In perfetto orario, mai un minuto di ritardo, l’autobus lo trovi alle cinque al fischio della sirena nel parcheggio riservato ricavato alla fine dello svincolo che porta al piazzale della fabbrica. I lavoratori, oggi ridotti a meno di cento, spalmati in tre turni, escono alla spicciolata e raggiungono le proprie auto. Il pullman riparte. Praticamente vuoto. Con rare eccezioni. «Negli ultimi tempi - racconta un lavoratore della Solvay - mi è capitato di vedere un solo collega che veniva al lavoro in autobus dalla valle Peligna». Viaggiatore unico, insomma. Comunque quella scritta sul display del pullman celeste e blu, che alle cinque meno dieci arriva fino in paese, fa un certo effetto. Soprattutto in questi tempi di crisi. E agli anziani richiama le scene del passato. Quando anche da Bussi si andava a lavorare in fabbrica con l’autobus. O a piedi. E a Bussi Officine arrivavano in tanti da Pescara, da tutta la Val Pescara e dalla Valle Peligna. In pullman e anche in treno. Tra dipendenti Montedison e indotto erano arrivati a duemila. Erano i tempi in cui pullman e i treni erano pieni di tute blu e impiegati della fabbrica più grande della val Pescara. Un’era di passaggio. Poi i parcheggi per le auto cominciarono a non bastare più. Crescevano le auto e diminuivano i viaggiatori dei mezzi pubblici. Oggi i parcheggi, che hanno preso il posto del villaggio operaio, sono semi deserti. Ma c’è sempre posto per l’autobus delle cinque. E per il viaggiatore unico. Reperti di archeologia industriale di un polo chimico in attesa di nuovi investitori destinati a riempire di tute blu gli scheletri della grande fabbrica. E, magari i pullman dell’azienda unica dei trasporti regionali. Si chiama Tua e tra i primi problemi aperti troverà il bus vuoto per le Officine.