PESCARA «L'istituto della fiducia consente di evitare inutili ostruzionismi. La maggioranza ha diritto di governare, quindi di decidere. La competizione con la minoranza si svilupperà non su chi è più bravo a rallentare o fare sveltine, ma su chi ha più idee". Camillo D'Alessandro, presidente della commissione Statuto e legge e elettorale del consiglio regionale, conferma quanto annunciato dal governatore Luciano D'Alfonso nella conferenza stampa di fine d'anno: l'intenzione di istituire lo strumento della fiducia in consiglio regionale sui provvedimenti portati in aula dalla maggioranza. Insomma, la minaccia di mandare tutti a casa. Prerogativa consentita attualmente solo al Governo ma introdotta anche dalla Regione Campania.
Apriti cielo. Domenico Pettinari, consigliere regionale del M5S, bolla così la novità di fine anno: «Siamo sconcertati. Sono il primo oppositore di D'Alfonso in consiglio regionale, al quale ho spesso rimproverato di comportarsi come un dittatore, ma non pensavo che potesse arrivare a tanto nei suoi ripetuti tentativi di mettere il bavaglio alle opposizioni. Non passerà mai, ci faremo ammazzare». Taglia corto anche il capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri: «Per introdurre la fiducia occorre modificare lo Statuto. Qualcosa del genere era stata proposta anche dal centrodestra, ma il Pd si oppose duramente. E' un provvedimento che incontrerà un forte ostruzionismo. Non passerà».
«GARANTIREMO EQUILIBRIO»
D'Alessandro prova a rassicurare tutti: «Sul fronte regolamentare garantiremo un perfetto equilibrio tra le prerogative della maggioranza e delle opposizioni. Stabiliremo una norma che obblighi il governo a rispondere a interpellanze e interrogazioni con celerità. Se non lo farà non potrà adottare nessun provvedimento sulla materia oggetto di iniziativa delle opposizioni". Poi un'altra conferma: «Il 2015 sarà l'anno della nuova legge elettorale. Stabiliremo le regole prima delle elezioni in modo che nessuno possa piegarsi al calcolo dell'interesse in funzione della propria esistenza in vita». Tre, spiega ancora D'Alessandro, le questioni sul tappeto: «ollegio unico regionale in alternativa ai quattro collegi provinciali, numero di preferenze con l'introduzione del voto di genere, soglia di sbarramento.
VENDETTA
Ed ecco invece l'altra piccola vendetta servita su un piatto freddo: «Abrogheremo quella nota alle cronache come la "legge D'Alfonso", che impedisce ai sindaci di candidarsi. Manderemo all'inferno -incalza D'Alessandro- quella legge e penso che D'Alfonso ci manderà anche quelli che l'hanno pensata, concepita e ne hanno consentito l'adozione». Verrebbe da aggiungere, «e votata», visto che tra i franchi tiratori di quella famosa legge di Natale (eravamo nel 2004), c'era anche qualche autorevole esponente della sinistra che aveva sostenuto D'Alfonso nella sua prima candidatura a sindaco. Poi si sa come andarono le cose: Franco Marini, una volta acclarata per volere dell'Emiciclo l'impossibilità di lanciare D'Alfonso alla guida della Regione, convinse Ottaviano Del Turco ad abbandonare lo scranno del Parlamento Europeo per dedicarsi a tempo pieno all'Abruzzo.