Il nuovo anno non inizia proprio con i botti per il porto di Pescara. Anzi, ancora una volta si è rischiato il botto con la nave cisterna Galatea finita nelle secche. Si tratta della stessa petroliera che fornisce di idrocarburi i serbatoi di Sabatino Di Properzio e che lo scorso 22 aprile fu costretta a fare rotta con il suo carico verso il porto di Venezia, dopo essere rimasta incagliata nei bassi fondali del porto pescarese.
Ieri l'incidente si è ripetuto, quando la nave da 5.000 tonnellate è stata costretta a desistere dal tentativo di attracco alle banchine per riparare in rada. Scene già viste, mentre porta la firma del 5 dicembre scorso una nuova ordinanza della Direzione Marittima - oggi sotto il comando del capitano di vascello Enrico Moretti - che limita la navigazione all’interno della darsena a quanto previsto dalle batimetrie allegate. L’ordinanza precedente impediva l’accesso al porto alle imbarcazioni con un pescaggio superiore ai 5 metri. Insomma, tutto da rifare dopo i 13 milioni di euro gettati in mare per l’ultimo intervento di dragaggio, mentre la Regione fa sapere di avere stanziato ulteriori 3,5milioni per le nuove opere di manutenzione ordinaria. Si attende solo il ritorno delle draghe, come promesso anche dal ministro Maurizio Lupi, ma non si sa ancora quando. La Capitaneria di porto ha immediatamente sollecitato il Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche per «una urgente ricognizione dell’attuale situazione dei fondali in previsione dell’inizio delle nuove operazioni di dragaggio. Sono in corso le iniziative necessarie affinché, nei limiti consentiti dall’attuale situazione dei fondali, sia assicurata l’operatività del porto per le attività pescherecce, commerciali e diportistiche». Nella nota è anche spiegato che a determinare l’insabbiamento della darsena commerciale sono state le forti mareggiate dei giorni scorsi e che la Galatea ripartirà oggi per Ancona.
Nel frattempo tutti gli operatori economici e i rappresentanti della Marineria sono consapevoli che senza un intervento strutturale, continuare a togliere la sabbia con paletta e secchiello servirà solo a sprecare ulteriore tempo e risorse. Questione che rimanda al piano regolatore portuale, progetto che prevede la deviazione del fiume e la costruzione di nuove banchine su fondali di almeno 9 metri, dopo lo sfondamento della diga foranea e la realizzazione di una darsena anche per i pescherecci. A fare il punto è il sindaco Marco Alessandrini: «Il Comune ha fatto tutto ciò che era di sua competenza per l’istruttoria del piano che ora giace al Consiglio delle Opere pubbliche. A dire il vero avevano promesso di restituircelo già a dicembre, ma è sorto un problema legato all’idraulica del fiume. Per accelerare la procedura abbiamo chiesto di poter demandare la soluzione di questo aspetto tecnico alla Regione».
Naturalmente il via libera al piano regolatore portuale dovrà essere accompagnato da un’adeguata dotazione di risorse finanziarie per non rimanere sulla carta, visto che il costo dell’opera oscilla tra i 100 e i 200 milioni. L’altra questione aperta riguarda l’Autorità portuale, strumento giuridico che consente autonomia di gestione e accesso diretto ai finanziamenti ma di cui nessuno scalo abruzzese è dotato. Il governatore Luciano D’Alfonso ha proposto una sorta di partenariato con la Port Authority di Civitavecchia per superare le difficoltà dovute alle dimensioni della portualità regionale.