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Pescara, 24/11/2024
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04/01/2015
Il Messaggero
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«Il cane deve scendere» autista dell’autobus aggredito dal padrone. Marco Piacentini, ex carabiniere, ha chiesto di mettere la museruola, ma l’uomo gli ha lanciato contro l’estintore |
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La luce della coscienza scivola via per qualche minuto, il dolore alla testa è fortissimo, il sangue acceca l’occhio sinistro. È l’ultimo fotogramma di un’ordinaria mattinata di follia consumata ieri a bordo di un bus della linea 106 sulla Casilina, zona borgata Finocchio. Protagonista del cortometraggio horror è Marco Piacentini, 42 anni, autista dell’Atac, sposato, due figlie piccole e un’unica “colpa”: un passato da carabiniere («amo il loro senso del dovere e di giustizia») che gli impone un solo dovere, far rispettare le regole. Una in particolare: i cani di taglia grande sul bus devono salire con la museruola, regola che non molti autisti fanno rispettare. «L’ho detto subito a quell’uomo che il regolamento parla chiaro» dice Marco da un letto d’ospedale del Policlinico Tor Vergata dove è stato tenuto in osservazione per il trauma cranico subito. Un vistoso cerotto sopra l’occhio sinistro, un ginocchio che fa male e lo sguardo stanco, ma deciso mentre racconta: «Il padrone del cane mi ha sferrato un pugno micidiale in pieno volto dopo aver sfasciato la cabina del conducente con l’estintore». L’aggressione è avvenuta poco prima delle 7. «Alle 6,40 ero partito dal capolinea Pantano in direzione Giardinetti: alla fermata Militello, su via Casilina, è salito un ragazzo con un cane da caccia al guinzaglio, ma senza museruola». «INFAME» Marco chiede di mettere la museruola, il trentenne dice di non averla e che nessun autista aveva creato problemi e si siede. «Ha iniziato a dirmi che ero “un infame”, ho chiarito che se non fosse sceso non avrei fatto ripartire il bus». Subito scatta la follia. «Quell’uomo ha preso l’estintore che è a bordo del bus, lo ha scaraventato contro la cabina danneggiandola». Sul bus ci sono una decina di passeggeri ma solo due, un’anziana e un uomo, gridano all’uomo di fermarsi mentre l’aggressione continua con il lancio dell’estintore dentro la fessura della cabina. «Ha colpito un ginocchio, poi è caduto sul maniglione interno e la porta si è aperta». A quel punto Marco è senza più protezioni. «Mi ha aggredito colpendomi con ferocia con un pugno in testa, ho provato a difendermi dandogli qualche calcio». Marco dopo il colpo è in stato confusionale, l’aggressore scappa, solo due passeggeri lo soccorrono e chiamano i carabinieri. Sul posto i militari di Frascati che hanno tracciato l’ identikit dell’aggressore che ha accento napoletano. Trauma cranico, sopracciglio spaccato e ore in osservazione in ospedale per l’autista. «Ha fatto bene a far rispettare il regolamento anche se molti non lo fanno, l’Atac deve garantire più sicurezza, dobbiamo aspettare che qualcuno venga ucciso?» dice Micaela Quintavalle, la “pasionaria” del sindacato CambiaMenti M410. La lista delle aggressioni è lunga: a ottobre una ad Acilia dopo un battibecco per la viabilità, un’altra a Lunghezza, protagonista un ubriaco. A settembre due autiste furono aggredite da immigrati a Corcolle. «Le regole sono regole» dice Piacentini. Ma lo rifarebbe? Risponde con «sì» deciso Marco, autista ma carabiniere nel cuore.
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