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Pescara, 24/11/2024
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09/01/2015
Il Messaggero
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Corruzione, nei guai pure Di Primio per Megalò 3. Nello stralcio coinvolto anche Colistro, il segretario dell’autorità di bacino |
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PESCARA C’è anche una inchiesta parallela, per certi versi anche più interessante, oltre a quella denominata "Terre d'oro" che ha portato il gip dell'Aquila all'emissione di quattro misure cautelari. Nello stralcio finiscono sotto inchiesta per corruzione il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, Ncd, l'imprenditore Enzo Perilli (anello di collegamento tra le due inchieste) e Michele Colistro, segretario generale dell'Autorità di bacino. Perilli è accusato di traffico illecito di rifiuti, mentre i due nomi eccellenti devono rispondere di corruzione per l'esercizio della funzione. Al centro dell'indagine condotta dalla squadra mobile di Pescara e dalla stessa Forestale su delega della procura distrettuale antimafia dell'Aquila, c'è la realizzazione del progetto denominato Megalò 3. In buona sostanza i due, per quanto di propria competenza, avrebbero favorito l'imprenditore Perilli (comproprietario del terreno e legale rappresentante della società Akka) nella realizzazione dell'imponente opera adiacente all'esistente centro commerciale e a ridosso del fiume, superando tutta una serie di ostacoli burocratici che si erano frapposti, primo fra tutti quello del Genio civile. LE CONTESTAZIONI
«Di Primio - si legge nelle contestazioni - allo scopo di permettere la realizzazione del progetto imprenditoriale di Perilli, si impegnava ad adottare o far adottare dai competenti uffici comunali tutti i provvedimenti amministrativi di competenza quali il rilascio dei permessi a costruire». Non solo, ma avrebbe votato anche la delibera di giunta con cui egli stesso veniva autorizzato a costituirsi nel giudizio promosso davanti al Tar dalla Akka (società di Perilli) per l'annullamento di un provvedimento del Genio civile regionale «ricevendo in cambio indebitamente dal predetto imprenditore - scrive il giudice - una serie di utilità economicamente apprezzabili quali la promessa di un sostegno economico non meglio quantificato per la campagna elettorale in vista delle amministrative del 2015 per il rinnovo del consiglio comunale di Chieti e la promessa di un sostegno economico non meglio quantificato per risolvere le sue pendenze debitorie». Ancora più specifica la presunta corruzione di Colistro: «l'utilizzo di una carta Poste-pay ricaricabile, l'utilizzo di un immobile a Montesilvano e la concessione di incarichi professionali a titolo oneroso». Colistro, per favorire Perilli, secondo l'accusa avrebbe emesso un parere discordante con quello del suo predecessore in cui affermava che "in merito alle variazioni morfologiche dell'area, l'esame della documentazione in possesso dell'Autorità fa ritenere che l'area de quo non è soggetta a rischi idraulici". Il problema era relativo ai materiali di scarto degli sbancamenti di importanti cantieri (quale ad esempio quello dell'Ikea, completamente estranea alla vicenda giudiziaria), che Perilli, per evitare di smaltire lecitamente con costi importanti, inseriva nelle fondamenta delle opere che andava a realizzare, come appunto il Megalò 3. Le informazioni di garanzia ai tre sono state notificate in concomitanza con una serie di perquisizioni e sequestri effettuati nelle abitazioni di Di Primio, Perilli e Colistro e nei loro uffici di Montesilvano, Chieti, Napoli e Roma, compresi gli uffici comunali di Chieti. Gli investigatori guidati dal dirigente Pierfrancesco Muriana hanno posto sotto sequestro anche tutte le strumentazioni informatiche degli indagati che passeranno tra brevissimo al vaglio degli esperti della procura antimafia dell'Aquila.
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