Sindacati e lavoratori del Centro turistico del Gran Sasso tornano all’attacco, chiedendo i salari arretrati e certezze sul futuro della stazione sciistica. «A oggi - scrivono Rsu e triplice sindacale provinciale - nessuna risposta è venuta, mentre impazzano sui media, varie ipotesi sul futuro della montagna aquilana tutte ovviamente sconosciute alle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori. Lavoratori che pur senza percepire lo stipendio di dicembre e la tredicesima mensilità, molto in questo periodo si sono adoperati affinché, nonostante la carenza di materia prima, si potesse avviare la stagione invernale».
Peraltro i sindacati e i lavoratori lamentano anche un altro problema: «Mentre mancano le retribuzioni dei dipendenti, l’azienda e chi la rappresenta paiono incapaci di riscuotere crediti a vario titolo esigibili dai gestori delle strutture ricettive di Campo Imperatore, Montecristo e Fonte Cerreto. Somme importanti che però non vengono incassate. Ovviamente il senso di responsabilità e la pazienza dei lavoratori non sono eterne, e gli stessi meriterebbero di avere notizie sul loro destino futuro. Se i privati a cui affidare la gestione sono quelli che sino ad oggi hanno agito sul Gran Sasso, sfruttandone le strutture senza onorarne l’impegno economico siamo davvero preoccupati. Se si pensa di affidargli anche il servizio di trasporto pubblico gestito attraverso la funivia del Gran Sasso lo siamo ancora di più». Tutto ciò accade mentre in città si accende il dibattito legato all’acquisto di cannoni sparaneve, proposta lanciata dal sindaco Massimo Cialente e contestata, fra gli altri, da Bruno Petriccione, ecologo membro del comitato scientifico del Wwf.
«Le “insolite vampe di calore” alle quali il sindaco Cialente attribuisce la scomparsa della neve sciabile al Gran Sasso hanno in realtà contribuito, nei giorni scorsi, a consolidarla - scrive -. Di neve quest’anno ce n’è stata, eccome! Il problema è che la stazione sciistica di Campo Imperatore è in un sito particolarmente ventoso, dove le bufere di neve provocano grandi accumuli nei siti riparati e sparizione della neve in quelli esposti. I ventilati cannoni per la neve artificiale, quindi, non solo non risolverebbero il problema, ma aggraverebbero la cronica carenza idrica di quel sito e danneggerebbero habitat e specie particolarmente fragili e preziosi, nel cuore di un Parco Nazionale».