ROMA Sarà pure come sostiene il dissidente Luis Orella che «Casaleggio è preoccupato perché «le espulsioni non fanno più notizia». Ma quella comminata ieri al deputato grillino Cristian Iannuzzi, l’ultima di una lunga serie, sta scatenando un autentico putiferio. Non solo la base è sul piede di guerra ma anche i 5 del direttorio, tutti fedelissimi e pasdaran, l’hanno presa male. Molto male. Stavolta non c’è stato neanche o il rito dell’assemblea: ha fatto tutto lui, il guru Casaleggio. «Chi si dimette da parlamentare è fuori», prova a giustificare l’assolutismo del suo “capo”, Alessio Villarosa, presidente e rappresentante legale 5stelle, nonché colui che ha firmato materialmente il provvedimento e lo ha comunicato al suo collega con un sms.
AIROLA SOTTO ACCUSA
Iannuzzi segue a poche ore di distanza il destino della madre, la senatrice Ivana Simenoni, espulsa ieri insieme a Giuseppe Vacciano. Madre, figlio e tesoriere, tutt’e tre legati dal territorio e cacciati malamente dopo aver presentato le dimissioni da parlamentari ma non dal Movimento. Il 7 gennaio scorso l’assemblea dei senatori aveva votato contro l’espulsione (14 no e 4 sì) riabilitandoli. Un voto a larga maggioranza ma inutile: il diktat del guru ha rovesciato la decisione. Via!
Sotto accusa è finito il capogruppo il piemontese Alberto Airola subissato da critiche e insulti sul suo profilo Facebook. Mentre il pallottoliere scorre: dei 54 senatori iniziali ne sono rimasti 39. Ma non è detto che nelle prossime ore qualcuno dei 14 che hanno votato contro le espulsioni, sentendosi scavalcato, decida di passare dalla parte dei dissidenti. Una decisione che avrebbe effetti a cascata: al Senato sarebbero a un passo dall'addio Francesco Molinari e Serenella Fuksia. Alla Camera Aris Prodani, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti e Walter Rizzetto. Come dire che una trentina di ex 5 stelle potrebbero finire fuori dal controllo di Grillo e influire sui giochi per il Quirinale. Martedì prossimo è fissata una nuova assemblea congiunta. Si prevedono nuovi fuochi d’artificio.
E c’è un retroscena. Lo ha rivelato lo stesso Iannuzzi. Casaleggio, appresa l’esito della votazione dei senatori, si sarebbe attaccato al telefono chiedendo al suo capogruppo di rovesciare la decisione firmando seduta stante l’espulsione dei tre. «Le espulsioni sono eventi incalcolabili, capita anche agli altri gruppi - prova a dare un’idea di normalità Villarosa con un tono molto abbattuto - sul piano personale mi spiace. Cosa farò? Porterò a termine il mio mandato».
CASAGREGGE ASSOCIATI
Il web ribolle. «L’assemblea è stata ancora una volta calpestata, svilita, messa sotto», commenta Walter Rizzetto. Sarà lui il prossimo? Il metodo Casaleggio è spietato. Iannuzzi, accusa i suoi ex colleghi di essere asserviti alla «Casagregge associati». Chiede come si sia potuto «calpestare le regole ed il metodo democratico, in questo modo». E se la prende con Airola, «un portavoce eletto capogruppo da un’assemblea di suoi pari col compito di portare la voce di quegli stessi parlamentari» che «invece di rispettare le decisioni prese democraticamente in assemblea», accetta «di assumere il ruolo di tagliatore di teste per conto di Casaleggio, un imprenditore che presta dei servizi informatici - a fini di lucro - al blog di Beppe Grillo ed ha assunto - in perfetto conflitto di interessi - anche il ruolo di capo politico vicario, posizionandosi al vertice della piramide a 5 Stelle». Conclusione amara: «Non era questo il Movimento senza capi ne padroni che noi e tanti altri abbiamo abbracciato».
Le dimissioni di Iannuzzi verranno votate dall’Aula il prossimo 12 gennaio ma come da prassi la prima volta verranno respinte. E Casaleggio questa volta non potrà farci niente.