CHIETI Una raffica di telefonate e un incontro a tre in Comune prima dell’avviso di garanzia per corruzione a Umberto Di Primio. L’imprenditore del Megalò 3, Enzo Perilli, chiama e richiama con insistenza al cellulare il sindaco che prende tempo. Ma l’imprenditore non desiste. Il suo, dicono gli investigatori, è uno stancheggio. Non è il sindaco a pretendere soldi ma sarebbe lui, Perilli, a prometterli per la campagna elettorale che sta per cominciare. In cambio chiede il via libera definitivo per realizzare il Megalò 3 sugli ex terreni della Emoter, di Filippo Colanzi, a Santa Filomena. Perilli, dice ancora l’accusa, ha ottenuto già due “regali”: un atto di determina, firmato da una dirigente del Comune, che bypassa totalmente la Regione, cui spettava la competenza a farlo, e autorizza il Megalò 3 con un semplice via libera del Suap (Sportello unico delle attività produttive). L’atto è di febbraio 2013 e fa subito gridare allo scandalo un consigliere attento come Enrico Iacobitti del Pd. Nove mesi dopo, il 16 ottobre 2013, arriva però il secondo cadeau: una delibera di giunta comunale con cui il sindaco si costituisce in giudizio al Tar contro il Genio civile che aveva dato lo stop alla società del Megalò 3. Ma se qualcuno cerca ora in Comune questi due atti non li troverà. Gli uomini del vice questore Pierfrancesco Muriana, capo della Mobile di Pescara, li hanno già sequestrati. Sarebbero la contropartita delle presunte tangenti: il pagamento della campagna elettorale. E non solo. Perché Perilli promette a Di Primio, che è anche il suo avvocato di fiducia, di saldargli debiti non meglio quantificati, ma definiti ingenti da chi indaga. E’ tutto ancora da dimostrare ma ad accelerare i tempi dell’inchiesta sulle presunte tangenti sarebbero state proprio le pressioni che, da giorni, l’imprenditore di Castiglione Messer Raimondo, amministratore di società, tra cui la Akka, sparse tra Napoli, Roma e Montesilvano, avrebbe esercitato sul sindaco di Chieti ricandidato alle comunali di maggio. Un pressing che va avanti fino al giorno, molto vicino alla notifica dell’avviso di garanzia, di un incontro in Comune tra Di Primio, Perilli e una dirigente. Il tema? Neanche a dirlo sarebbe stato l’iter della convenzione del Megalò 3. Ma anche questa indiscrezione cerca conferma dal tabulato telefonico del cellulare sequestrato a Perilli a differenza di quelli di Di Primio rimasti nella disponibilità del sindaco. Sono solo spenti anche se, dal Comune, è trapelata tre giorni fa la notizia del loro sequestro. Una notizia falsa che gli investigatori ritengono interessante. E la politica? Da ambienti del centrodestra confermano lo stop imminente alla ricandidatura di Di Primio. Decisivo è anche l’alleato “di peso” di Forza Italia che ha chiesto di formalizzare l’invito al sindaco a fare il passo indietro. Altrimenti è rottura. Ma è dai vertici regionali che può arrivare il segnale forte. Quello in grado di salvare la coalizione da una debacle da inchiesta penale.