Il ricorso è già pronto, fra domani e martedì verrà depositato alla Procura distrettuale dell'Aquila: Umberto Di Primio punta a rientrare in possesso di due telefonini, dell'Ipad e del computer che gli sono stati sequestrati durante la perquisizione disposta nell'inchiesta terre d'oro che lo vede indagato per corruzione perchè avrebbe favorito la realizzazione (ancora sulla carta) di Megalò 3. Di Primio ha nominato come avvocato di fiducia Antonio Pimpini di Chieti: in questa fase non si parla ancora di interrogatorio anche se il primo cittadino ha già dato la sua disponibilità ai magistrati per essere sentito: «Non saprei cosa nascondere - dice Di Primio. Vorrei che, senza violare alcuna norma, si potesse realizzare un parco acquatico, che porterebbe 700 posti di lavoro. Ma il mio interesse che ci fosse il parco acquatico non si è trasformato in una forma di pressione nè ho agevolato alcuno: questa è l'unica verità». Sul fronte politico, almeno nella maggioranza di centro destra, continua a prevalere la cautela e nessuno chiede le dimissioni del sindaco, neppure dalla minoranza. Di Primio si è detto pronto a fare un passo indietro se la coalizione glielo dovesse chiedere ma ora tutti aspettano che le acque si calmino e che il confronto sulla sua ricandidatura (che aveva avuto il via libera prima dell'inchiesta) si sposti su un tavolo politico-partitico. Le valutazioni sono all'insegna della cautela come abbiamo già riportato nell'edizione di ieri. Dall'opposizione continuano a piovere critiche, dal coordinamento cittadino di Sel attaccano: «Non spetta a noi accertare se il reato di corruzione si sia o meno verificato. Ciò che è evidente è che l'amministrazione comunale ha sostenuto progetti di ulteriore cementificazione in un'area ad alto rischio esondazione, ignorando le voci contrarie provenienti dalla società civile, dal mondo ambientalista e dalle associazioni dei commercianti che contestavano tali progetti non solo per motivi ambientali ma anche per motivi economici, poiché avrebbero aggravato la già precaria salute del commercio cittadino soprattutto nel centro storico». Per Gabriele Spadaccini, coordinatore Chieti 5 Stelle, «il Prusst chietino è stato pensato fin dalle origini come fonte di facile arricchimento e devastazione del territorio e dell'ambiente. E con la benedizione ecumenica delle amministrazioni pubbliche di centrodestra e centrosinistra che si sono succedute negli ultimi venti anni alla guida di Regione, Provincia e Comune di Chieti e con il sostegno di taluni sedicenti politici e uomini di Stato che sulla distribuzione di posti di lavoro precari hanno costruito le loro fortune elettorali, ha preso avvio la grande opera di trasformazione di un'area notoriamente soggetta a rischio es ondazione ed interessata da un vasto e gravissimo inquinamento».