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Data: 18/01/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Italiani rassegnati, in 3,6 milioni non cercano più lavoro

ROMA Vorrebbero lavorare. Ma credono che mettersi alla ricerca ora sia inutile. Sarebbe fonte di illusioni e delusioni. E dopo aver provato sulla propria pelle le mille porte sbattute in faccia, oppure aver sentito dai racconti di parenti, amici e conoscenti il forte senso di frustrazione che ne deriva, hanno deciso di non provarci. Disponibili ma in fin dei conti invisibili. Non sono iscritti nelle liste di collocamento, non mandano in giro curricula e forse nemmeno guardano gli annunci sui giornali e sui siti specializzati. Invisibili ma non a tutti. Non agli istituti di statistica, nazionali e internazionali, che li hanno contati. Scoprendo che sono tanti, tantissimi, un numero impressionante: tre milioni e seicentomila in Italia, il 14,2% dell’intera forza lavoro, secondo l’Eurostat.
È la crisi, si dirà. Questa crisi così lunga e profonda che ha causato un enorme fardello di sfiducia. Una crisi, come è noto, partita dagli Stati Uniti che poi ha avvolto l’intera Europa. Oltreoceano ne sono usciti. Il Vecchio Continente invece continua ad affannare e l’Italia è tra i Paesi che ansima di più. Anche il 2014, che pure un po’ di tempo fa si era detto doveva essere l’anno dell’uscita dalla crisi, è andato male. Niente ripresa, la disoccupazione è aumentata ancora raggiungendo vette mai viste, e adesso alle porte c’è anche lo spettro della deflazione. Sarà per questo forse che da noi gli inattivi e gli scoraggiati (così sono definite le persone disponibili a lavorare ma che da sole hanno deciso di mantenersi fuori dal mercato del lavoro non cercando) sono molti di più che nel resto d’Europa, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). La rilevazione Eurostat è relativa al terzo trimestre 2014 e fa notare come mentre nell’Ue gli inattivi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono aumentati di 0,2 punti, in Italia sono schizzati all’insù di ben 1,1 punti percentuali.
I DUE ESERCITI

Questo esercito di persone a conti fatti raddoppia l’altro, quello dei disoccupati “registrati”. Insieme fanno due intere megametropoli: 6,6 milioni (3,6 gli inattivi, oltre 3 i disoccupati). Tanto per capire: sono più di tutti gli abitanti di Roma e Berlino messe insieme. O ancora: più di tutti gli abitanti dell’Irlanda. Nello stesso periodo del 2013, sottolineano gli analisti, questo esercito era del 7,8% in meno, in numeri assoluti significa che in un anno è stato “reclutato” oltre mezzo milione di persone. E nell’ultimo trimestre purtroppo la situazione è andata peggiorando. Secondo gli ultimi dati Istat (relativi a novembre) i disoccupati sono arrivati a ben 3,6 milioni di persone. Se anche gli inattivi fossero rimasti gli stessi numericamente, saremmo già a 7 milioni di persone a spasso. Un dato che fa capire come l’emergenza lavoro in Italia sia la più importante in assoluto.
AL SUD I PIÙ AVVILITI

I confronti con i nostri partner europei d’altronde ci umiliano. Basti pensare che in Germania la percentuale complessiva di coloro che non cercano lavoro ma sono disponibili è ferma all’1,2%, ma anche in Grecia, dove la disoccupazione generale è oltre il 25% (da noi è al 13,45), inattivi e scoraggiati sono solo una piccola fetta pari all'1,9%.
Unica consolazione, anche da noi ci sono zone dove il lavoro non è solo un sogno da chiudere in un cassetto: al Nord, infatti, con il 6,5% di inattivi, siamo più vicini alla media europea. Di contro abbiamo il dato altamente sconfortante del Sud: 30,7% con una punta di quasi il 48% tra le donne.

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