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Data: 19/01/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Liguria, pressing sul “Cinese” che ora valuta la candidatura

ROMA Lo tirano per la giacchetta. E vorrebbero vederlo in campo. Ma c’è un galateo non scritto, uno stile che l’ex leader della Cgil ha mantenuto è vuole rispettare. Chi ha perso le primarie, anche se ne contesta l’esito non può correre contro chi le ha vinte. «Tranne se», suggerisce però il suo entourage «a chiederglielo non siano in tanti...».
Finora ufficialmente lo ha fatto solo Nichi Vendola e non è chiaro quale sarebbe la capacità attrattiva del “cinese” sia pure in una regione come la Liguria tradizionalmente spostata a gauche. Se le pressioni a candidarsi per le regionali arrivassero dallo stesso blocco che a Genova sostenne Rossi Doria. Se anche dai civatiani dopo le “belle parole” arrivasse un sostengo concreto. Chessò una telefonata di quel Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e deputato Pd, braccio destro di Pippo. Se si muovesse nella stessa direzione anche la Comunità di San Benedetto al Porto, quella di Don Gallo, per dirne una, allora sì l’ex sindaco di Bologna, 67 anni, non ci penserebbe due volte.
Insomma ci sono molti “se”. E c’è una terra di nessuno, un non-luogo che comprende ex grillini, Cgil, socialisti ma anche ex comunisti, alcuni - diciamolo - trinariciuti, che vorrebbe usare l’ex sindaco di Bologna per scardinare il Pd renziano in Liguria e incassarne i dividendi a livello nazionale.
IN CAMPO DA GREGARIO

E lui, Cofferati? La scelta di lasciare i dem con un richiamo a «quei valori che non ci sono più» è un segnale che va proprio in direzione opposta e contraria. Non si pensa alla scissione. Del resto si voleva far leva sul sindacato, la Cgil a Genova e in Liguria è molto divisa. E i tempi in cui il sindacato si schierava come nel 2001 per il Correntone sono lontani anni luce.
«I partiti non si scalano», ha detto ai suoi il cinese. Però, se nascesse - l’ennesimo - laboratorio della «sinistra che non c’è», allora ecco che Cofferati potrebbe mettersi a disposizione «anche come non capolista», fa sapere. Un modo per dire che lui, uno dei 45 fondatori del pd, resterà in finestra, non si ritirerà in campagna. Per i dem le conseguenze sul piano pratico sono tutte ancora da verificare. A parte le minacce della minoranza, di Fassina e di qualcun altro, circa le possibili ripercussioni sul voto quirinalizio, il cinese evoca ricordi d’altri tempi. «L’uscita di Cofferati mi rattrista», twitta l’ex ministro Cécile Kyenge. «Cofferati non è una persona qualunque, è un pezzo della storia della sinistra e merita rispetto da parte di tutto il Pd - ricorda Stefano Pedica - Cofferati è l’uomo che ha portato 3 milioni di lavoratori in piazza».
Insomma sul fronte scissione, lo strappo aggiunge qualcosa, certo. É un altro calcinaccio che si stacca dall’intonaco. Un effetto ritardato della rottamazione accolto pesino con stupore misto a compiacimento in certi ambienti. Al vice sindaco di Savona, il dem Livio Di Tullio non piace quel «comodo andarsene, dopo aver perso le primarie». Idem il segretario provinciale Fulvio Briano. E il cuperliano Andrea De Maria, già uomo del partito a Bologna, uno che il cinese lo conosce bene, fa sapere che non si straccerà le vesti.

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