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Pescara, 24/11/2024
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Data: 21/01/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Grandi elettori, nessuna sorpresa D’Alfonso, Di Pangrazio e Gatti. Parteciperanno al voto per il Capo dello Stato. Marcozzi, niente da fare

L'AQUILA E' andata come doveva andare, come previsto, come annunciato: ieri il consiglio regionale d'Abruzzo ha eletto i suoi tre rappresentanti alla seduta plenaria che, a partire dal prossimo 29 gennaio, si riunirà per eleggere il successore di Giorgio Napolitano. I tre grandi elettori abruzzesi saranno dunque il governatore Luciano D'Alfonso e il presidente del consiglio Giuseppe Di Pangrazio per la maggioranza e, in rappresentanza dell'opposizione, Paolo Gatti di Forza Italia, già vice presidente del consiglio.
Nessun credito extra, nessuna «pacca sulle spalle» per il candidato del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi, che ha ottenuto solo cinque voti, essendo tra l'altro assente il consigliere grillino Domenico Pettinari, perché malato. Anzi: Gatti ha ottenuto anche un aiutino dalla maggioranza incassando nove preferenze (due in più dei numeri del centrodestra), evidentemente per evitare franchi tiratori e sorprese dell'ultimo minuto. A verbale anche due preferenze fuori dalle candidature ufficiali: una per Gianni Chiodi e una per Leandro Bracco. Con i 5 Stelle che hanno calcato la mano sul deficit di rappresentatività istituzionale per il «maggior partito dell'opposizione, già fatto fuori dalla presidenza del consiglio e dalla commissione Vigilanza». E chissà, se fossero entrati in questi organismi, ieri avrebbero potuto anche aspirare a mandare la Marcozzi a Roma.
LINEA ISTITUZIONALE
La linea tenuta dall'assise regionale, infatti, è stata quella istituzionale «consigliata» dalla Conferenza delle Regioni: presidente di giunta, presidente e vice presidente del consiglio. «Non siamo in Amazzonia dove un criterio di selezione è la bellezza -ha detto il governatore D'Alfonso- , la scelta dei grandi elettori deve essere rappresentativa e legata ad un mandato vincolante. Una farfalla che compie il suo volo e poi muore».
Al di là della poesia e della letteratura, con un saggio di Guido Calogero sulla democrazia brandito nelle mani, D'Alfonso ha poi indicato i suoi papabili presidenti: «Vedrei bene come successore di Napolitano un uomo di alto valore costituzionale come Sabino Cassese o Sergio Mattarella -ha detto il governatore- o anche un rappresentante del territorio come il sindaco Piero Fassino o l'ex sindaco Walter Veltroni».
ALZATA DI SCUDI
Probabilmente sono questi i nomi che si fanno anche nella segreteria nazionale del Pd, difesa con fierezza da D'Alfonso dopo l'attacco del grillino Riccardo Mercante che ha definito Berlusconi e Renzi rispettivamente un «evasore e un abusivo». Un alzata di scudi quella di D'Alfonso che probabilmente rassicura, per quel che vale, il premier-segretario, alle prese nelle ultime ore con la forte fronda di dissidenti dopo il caso sollevato dall'ormai ex Sergio Cofferati.
L'Italia e i suoi grandi elettori, a questo giro, non possono d'altronde fallire come fatto in occasione dell'ultima elezione del presidente della Repubblica. Quando, però, non c'era ancora il Patto del Nazareno, né un governo, né una maggioranza più o meno definita, né un candidato condiviso.

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