PESCARA Alle 16,30 di oggi la commissione nazionale di garanzia del Pd si riunirà per decidere sul ricorso presentato dal presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, contro la sua esclusione dalla corsa alla segreteria regionale del partito. Questione non secondaria all'interno del Pd, perché qualunque sia la decisione che sarà presa oggi a Roma, è destinata a segnare profondamente la fase congressuale che si concluderà con le primarie del 1. marzo. Al momento i candidati restano cinque: Alexandra Coppola, pescarese, componente della direzionale nazionale; Andrea Catena, di Chieti, coordinatore della segreteria regionale; Marco Rapino, di Pescara, vice segretario vicario del Pd Abruzzo; Alessandro Marzoli, teatino, presidente dell'assemblea regionale dei Giovani democratici; Paolo Della Ventura, aquilano, membro dell'assemblea nazionale del partito. Se si pensa che il più anziano dei cinque è proprio quest'ultimo (42 anni), lo scenario che si prospetta è quello di uno scontro generazionale tra la vecchia nomenklatura e la linea verde del Pd abruzzese, un po' quello che sta accadendo in campo nazionale dove il caso Cofferati ha solo portato in superficie un malessere ormai diffuso nel partito di Matteo Renzi.
Basta dire che il ricorso di Di Sabatino contro l'esclusione dalle primarie, decretata dalla commissione regionale a norma di Statuto (l'incompatibilità tra la carica di segretario e quella di presidente di Provincia), è stato sottoscritto anche da big del calibro di Luciano D'Alfonso, Giovanni Lolli, Massimo Cialente, Giuseppe Di Pangrazio. Sponsor ai massimi livelli per l'avvocato 52enne di Teramo, che gode anche della fiducia del vice presidente del Csm, Giovanni Legnini.
SECONDO LIVELLO
Di Sabatino ha motivato il suo ricorso facendo osservare che oggi le Province sono enti di secondo livello e lui è stato eletto presidente nell'ottobre scorso con il meccanismo di voto introdotto dalla nuova riforma. Tra l'altro, i cinque candidati oggi in corsa per le primarie sono espressione di tutte le province tranne, appunto, di quella teramana dove alle ultime politiche lo stesso Di Sabatino fu protagonista di un'altra cocente delusione: la mancata elezione al Senato nella lista del Pd, con il quarto seggio scattato nientemeno che ad Antonio Razzi, in quota Forza Italia. Tuttavia, anche ai massimi vertici del partito, la candidatura del politico teramano resta molto discussa. La senatrice Stefania Pezzopane è stata la prima a mettersi di traverso definendola «frettolosa» e non preceduta da un vero dibattito all'interno del suo partito. Presa di posizione netta, che apre un altro fronte da non sottovalutare nel territorio aquilano, dove Lolli e Cialente hanno fatto invece quadrato attorno al pupillo di D'Alfonso. Anche il segretario uscente del Pd, l'assessore regionale Silvio Paolucci, è tra coloro che non hanno sottoscritto il ricorso presentato da Di Sabatino alla commissione nazionale di garanzia. E non si tratta affatto di un dettaglio nello scontro generazionale sempre più evidente anche all'interno del Pd abruzzese, se si pensa che Paolucci assunse le redini della segreteria regionale a soli 31 anni, in quel drammatico 7 aprile 2009 che seguì di sole 24 ore il terremoto dell'Aquila. Ora, dei sei o cinque candidati in corsa per le primarie ne resteranno soltanto tre dopo la scrematura affidata alle assemblee dei circoli, ma la tensione resta altissima.