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Pescara, 24/11/2024
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Data: 22/01/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Eccesso di velocità, multa di 1400 euro a D’Alfonso. L’auto del governatore pizzicata dall’autovelox sull’autostrada Pescara-Roma. Lui fa ricorso, il prefetto lo respinge e il presidente si rivolge al giudice di pace

PESCARA Ore 6,42, autostrada Pescara-Roma. Una berlina sfreccia a tutta velocità in direzione della capitale. È il 1° agosto. Sul sedile posteriore dell’auto Luciano D’Alfonso studia le carte per l’incontro al ministero dello Sviluppo dove alle 8 lo aspetta il sottosegretario De Vincenti per discutere del gasdotto Snam. Alla sua sinistra Avezzano emerge lentamente dalla foschia del Fucino. È a quel punto che scatta il flash dell’autovelox. Sette giorni dopo, l’8 agosto, viene recapitato in Regione un verbale della Polizia di Stato a carico del governatore per violazione dell’articolo 142/9 c. del codice della strada. Eccesso di velocità. La multa è salata: 1.405,36 euro ai quali vanno sommati 2 euro per il bollo di quietanza, più 7,20 euro per le spese di notifica dell’ordinanza. La sanzione è di un terzo più alta perché l’infrazione è stata rilevata dopo le 22 e prima delle 7. Se D’Alfonso avesse indugiato, studiando le sue carte, per altri diciotto minuti accanto a un caffè a casa, il conto sarebbe stato inferiore di 450 euro. Ma tant’è, la riunione era «irripetibile», impossibile «allungare la canna del tempo» a meno di svegliarsi all’alba, anche se l’alba era passata da poco, quando l’autista gli ha suonato alla porta. Ma alba o non alba, D’Alfonso si ritiene ingiustamente sanzionato: era diretto a un incontro istituzionale con una macchina di servizio, e così ricorre al prefetto dell’Aquila sostenendo che la fretta fosse dettata da circostanze di «urgenza» e di «indifferibilità». Il prefetto però rigetta il ricorso e ordina il pagamento della sanzione. Il presidente della giunta non si dà per vinto e il 13 gennaio scorso con delibera di giunta incarica l’avvocatura regionale di proporre ricorso dinanzi al giudice di pace e di nuovo in autotutela dinanzi al prefetto dell’Aquila. «Non avrei fatto ricorso se si fosse trattato della mia automobile», spiega D’Alfonso ai suoi, «ma si tratta di una macchina di servizio e ci sono elementi per dire che non avrebbe dovuto essere multata». La delibera non passa inosservata e l’opposizione vi si getta a valanga. Il presidente della commissione di Vigilanza Mauro Febbo (Fi) annuncia un’interrogazione e preventivamente bacchetta il governatore che «visto l’alto incarico che ricopre dovrebbe tenere un comportamento più ligio». A Febbo replica il sottosegretario Camillo D’Alessandro: «Qualora le ragioni di D’Alfonso non venissero riconosciute in sede di ricorso, legittimamente consentito ad ogni cittadino, si provvederà al pagamento dell'ammenda. Quanto al consigliere Febbo, per seguire il suo consiglio, il presidente se la sarebbe potuta prendere comoda pernottando la sera prima in un albergo a Roma, cosa che notoriamente per la Regione abruzzese ereditata non è consigliabile».

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