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Pescara, 24/11/2024
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Data: 23/01/2015
Testata giornalistica: Prima da Noi
Aeroporto d’Abruzzo, D’Alfonso: «in arrivo una nuova classe dirigente»

PESCARA. Nel corso del meeting “Ruolo delle regioni e sistema economico-produttivo: scenari e prospettive per Abruzzo e Molise” organizzato ieri dall’Ambrosetti club all’Aurum di Pescara, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso ha risposto alle domande degli imprenditori presenti toccando varie tematiche.
Tra queste anche il futuro dello scalo aeroportuale d’Abruzzo che tra pochi giorni vedrà l’insediamento di un nuovo cda. Il governatore pensa in grande e ha intercettato nuovi elementi per gestire lo scalo: «l’aeroporto è motivo di orgoglio e preoccupazione perché porta 600mila passeggeri ma anche un deficit di 5 milioni l’anno».
Lunedì «insedieremo una nuova classe dirigente», avverte D’Alfonso, «nel cda entreranno un professore di economia, il manager di un grande gruppo turistico, un operatore di successo della filiera agroalimentare di eccellenza e una figura di notevole esperienza progettuale europeista. Ci specializzeremo nelle rotte di collegamento: ci chiedono voli per Istanbul, ma conserveremo quelli per Bruxelles, Parigi, Milano e faremo una scelta di campo verso i Balcani. Ed è pazzesco che non ci sia un collegamento ferroviario che vi entri dentro, dobbiamo realizzarlo. Infine abbiamo previsto dei fondi Fas per ristrutturare l’aerostazione, che oggi sembra una ‘cascina del tempo che si perde’».
Riguardo alle connessioni infrastrutturali ha affermato che «per il trasporto individuale e collettivo su gomma questa regione è ben servita, ma occorre puntare sul ferro. Con le Ferrovie abbiamo una buona interlocuzione ma non si può arrivare dappertutto col treno, ci vuole anche l’autobus che offre un trasporto di qualità, spesso più economico. La nostra scelta sul “ferro” è la grande T formata dai collegamenti per Roma e per la linea adriatica. A Pescara c’è stato un dibattito immaturo su questo aspetto, noi faremo un’alleanza Chieti-Pescara per creare un servizio di trasporto metropolitano rapido e un hub ospedaliero comune, così come accade nell’area Milano-Torino per la cultura».
Poi un accenno all’economia: «I contratti di sviluppo sartoriali - presenti in una norma dello Stato ideata da Corrado Passera - non sono mai stati applicati in Italia; noi in 190 giorni ne abbiamo accelerati e finanziati 16. Gli incentivi del passato non ci saranno più come prima, ma daremo sostegno all’innovazione di prodotto, di processo e alla capacità di internazionalizzazione. Abbiamo un miliardo di euro per i prossimi sette anni: non lo distruggeremo con spesa inutile e aziende pubbliche decotte, decidiamo insieme cosa fare».

IL COMITATO VIA
E ancora: «Abbiamo rinnovato il Comitato Via per renderlo più efficace e funzionante, e abbiamo istituito delle premialità per i Comuni che realizzano velocemente le opere finanziate dalla Regione. Il principio dell’autorizzazione per noi è sacro, non a caso abbiamo insediato come direttore generale un avvocato generale dello Stato».

FIRA E SANITA’
Poi una serie di battute al volo su diversi argomenti. Primo la Cultura:«è un affare della comunità e non del potere pubblico; dobbiamo creare strutture e metterle a servizio dei privati. I bandi e i regolamenti li scriveremo con gli operatori e le associazioni, ma è l’affidamento di strutture immobiliari pubbliche che diverrà il nostro jolly».
Sui tempi di pagamento della Pubblica amministrazione «c’è un miglioramento della P.A. Regione, più difficoltà dalle Asl; la soluzione è la contabilità analitica e vogliamo introdurla», mentre sulla Sanità «costruire un nuovo posto letto costa 350mila euro, mantenerlo 800 al giorno; c’è bisogno di qualità e soprattutto di straordinaria tecnologia nella funzionalità sanitaria. Non si deve pensare ad un prodotto del ‘900 ma ad un luogo in cui sia protagonista la tecnologia più moderna».
E poi la Fira: «va ripensata; deve fare ancora di più prodotto finanziario di ausilio al servizio delle imprese. Daremo luogo ad una società unica che metta insieme tutte le expertise di settore».
Un intervento anche sul calcio: «gli stadi devono diventare di proprietà delle società calcistiche, non possono essere un costo senza limite in capo alla mano pubblica».

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