VASTO Estate 2004: le autolinee Cerella diventano Arpa spa: ad Arpa l’85% ed alla famiglia Cerella il 15%. Prevista la riorganizzazione lunga e articolata, con l’ambizione dello sviluppo e potenziamento del trasporto pubblico nel corridoio del centro sud con il Lazio e la Campania.Gennaio 2015: «Nulla di tutto questo è accaduto in dieci anni», protestano i sindacati. «Arpa spa è in una voragine di debiti, che ha rischiato di determinarne il fallimento della società». I dipendenti della Cerella chiedono aiuto al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso. Il segretario provinciale della Filt-Cgil, Maurizio Di Martino, lunedì 19, è stato ricevuto in municipio a Vasto dal sindaco, Luciano Lapenna, alla presenza del presidente del consiglio comunale, Giuseppe Forte, e del sottosegretario alla giunta regionale con delega ai trasporti, Camillo D’Alessandro, regista della nascente società unica dei trasporti Tua. «La richiesta dei lavoratori agli esponenti della Regione e del territorio è di essere al nostro fianco, per chiedere con forza e determinazione alla Regione l’annessione di Cerella partecipata di Arpa nella società unica. Bisogna evitare che la Cerella, orfana del suo padre naturale, possa diventare anche orfana di madre ed essere data in affidamento a società private», scrive in una nota la Filt-Cgil. «È un diritto innegabile», affermano sindacati e lavoratori, «pretendere la rivendicazione di appartenenza ad Arpa spa, figlia a sua volta della Regione». Il consigliere D’Alessandro, pur riconoscendo tale diritto, ha chiesto ai lavoratori di essere pazienti e avere fiducia, smentendo le voci sulla possibile svendita della società, che in assenza di certezze alimentano tensioni e preoccupazioni. «In nessun tavolo in cui fino a oggi ho partecipato si è mai sostenuto di non voler Cerella nell’azienda unica, ovvero di volerne la vendita a privati. Occorre guardare avanti con fiducia pur consapevoli delle difficoltà che siamo impegnati a superare», ha dichiarato il sottosegretario. Una risposta che conforta i lavoratori. «È un segnale importante che traccia una discontinuità col passato, in cui i lavoratori sono rimasti delusi dalla politica ed inascoltati, subendo le scelte del governo Chiodi e quelle del presidente dimissionario Cirulli, che molti lavoratori non hanno mai avuto il piacere di conoscere in oltre sei anni di presidenza».