L’amministrazione comunale stringe i tempi per il dragaggio, secondo modalità stabilite dal Provveditorato alle opere pubbliche, e guarda agli interventi necessari per una più efficace difesa del porto. «Entro quindici giorni il dragaggio consentirà la rimozione di 30 mila metri cubi di materiale dai fondali - afferma il vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici, Enzo Del Vecchio - ma sarà poi fondamentale realizzare una barriera soffolta in vista degli interventi previsti dal Piano regolatore portuale». Interventi subordinati alla realizzazione di una vasca di colmata nel porto di Ortona, destinataria di vario materiale e degli ulteriori centomila metri cubi di sabbia e fanghi da dragare dai fondali del porto di Pescara. Un’altra vasca di colmata potrebbe sorgere a Pescara sfruttando una nuova banchina di cinquemila metri quadri, all’altezza della Madonnina, «che il provveditore si è impegnato a progettare entro due mesi» ha aggiunto Del Vecchio, fiducioso di assicurare al porto un’autonomia a più lunga scadenza. In una riunione con il presidente della Regione, D’Alfonso, s’è parlato della disponibilità di oltre 7 milioni di euro, «risorse da sfruttare al meglio». L’emergenza resta però nella sua gravità, dal momento che il dragaggio di 30mila metri cubi appare poca cosa rispetto alle esigenze dello scalo marittimo pescarese, e i tempi per la nuova banchina e le vasche di colmata sono tutt’altro che rapidi. Il rischio concreto di una nuova paralisi del porto ad oggi è tutt’altro che scongiurato.