Q uell'uomo in divisa passava e chiedeva, «bigliettooo prego». Quante volte ognuno di noi avrà assistito su un autobus, sul tram, in metro o in treno, alla scena del controllore che incontra un portoghese, termine che definisce quei passeggeri che viaggiano a scrocco. Stando ai dati, più che i portoghesi a prendere i mezzi pubblici senza passare dalla biglietteria, sono gli italiani. Sarà la crisi, sarà che i mezzi pubblici non sono splendenti, sarà un'atavica furbizia oppure l'aumento degli immigrati, sta di fatto che le scene - spesso comiche - raccontate dal nostro cinema stanno diventando quotidiane e sempre meno divertenti. Segno di una coesione sociale in crisi. Perché i tempi cambiano e pure le nostre città, mentre il Paese non è più quello del secolo scorso, bonario e ancora stiracchiato tra il boom e la voglia di futuro. Il cinema, dicevamo. Nel descrivere come sappiamo essere portoghesi la creatività dei nostri registi si è sbizzarrita, da sempre. Prendiamo un cult della commedia all'italiana, «Febbre da cavallo», film del 1976 per la regia di quel geniaccio di Steno. Bene, la scena der Pomata (Enrico Montesano) e di Mandrake (Gigi Proietti) che salgono sul treno senza biglietto, dopo aver perso le ultime 10 mila lire in stazione giocando a carta vince, carta perde, resta un capolavoro.
Er Pomata. «Qui bisogna fasse venire un'idea per viaggiare gratis». Mandrake. «È ’na parola, e che sono Mandrake pe' davvero». Nel corridoio della carrozza dove i due sono saliti in compagnia di un terzo amico, sopraggiunge il controllore: «Bigliettiiii». «Eccolo, ammazza quanto è grosso, pare Sandokan. Damose, damose...». «Si, ma senza dare nell'occhio». Attimi di suspense, poi Mandrake ha il colpo di genio. «Alla prima stazione scendemo e risalimo sulla carrozza de fondo, una mandrakata...». I tre fanno così per alcune stazioni. «Arieccolo il controllore, io mo' je sfodero er sorriso magico... Che dici, funziona?». «A Mandrake, annamo senno' qui c'è scambiano pure per froci».
Certo, se si è in metro, su un autobus oppure in tram il gioco del saliscendi ad ogni fermata, non essendoci i vagoni, diventa praticamente impossibile. Niente paura, i portoghesi che non vogliono pagare il biglietto ed il nostro cinema hanno pensato anche a questo. Una parte almeno dei nostri lettori si ricorderà, ad esempio, del personaggio Ajeje Brazorf. Chi è? Beh, si tratta di un invenzione del trio Aldo, Giovanni e Giacomo: è un giovane passeggero (recitato da Aldo) di un tram al quale un controllore, interpretato da Giovanni, chiede di mostrare il biglietto. Aldo sulle prime, come spesso accade nella realtà, tentenna, perde tempo, fingendo di cercarlo e snocciolando una serie di luoghi comuni sul cittadino medio, vittima dello Stato: sono una persona onesta che paga tutte le tasse, non un defraudatore della società ed altre ovvietà del genere. Poi, di biglietto, ne trova uno e lo consegna al controllore, ma il biglietto è stato timbrato più volte, e pertanto, non è valido. Il controllore vuole, quindi, comminargli la multa. E da qui, snodo ce ntrale della storiella, nasce il nome del personaggio perché quando il controllore gli domanda le generalità per redarre il verbale, lui afferma di chiamarsi «Ajeje Brazorf», nome inventato per evitare di pagare la multa e, in futuro, di essere rintracciato. Nella scenetta appare anche Giacomo, nel ruolo di un vecchio che non si fa gli affari suoi (oppure, in altre versioni dello sketch, di un cassintegrato) e che arrivando poco dopo l'inizio della contestazione al portoghese Ajeje - Aldo, interviene nella discussione per veder fatta giustizia contro Brazorf e reclamando rispetto per il suo passato in guerra.
Anche qui si tratta, però, di cinema. E oggi a fare i furbi sui mezzi pubblici, senza biglietto, di Mandrake, Pomata o Ajeje ce ne sono di rado. Purtroppo le cronache rimandano, non storielle simpatiche, ma casi di aggressioni ad autisti o controllori. Segni, brutti segni, di un'Italia che cambia e che sorride sempre meno. Perché come spiegava Mandrake alla sua fidanzata Gabriella «la massa è una marea de ggente la massa sono tanti, il problema diventa sociale, dall'ovo se fa presto ad arriva' alla guera atomica. Ma tu te rendi conto a Gabrie' che pericolo de gnente?». Bigliettooo, prego!