PESCARA «Il porto si trova in una condizione di massima attenzione: il pericolo che possa chiudere è lì che ci minaccia da lontano. Siamo al limite, per cui basta veramente poco per piombare nell’incubo». Sono le parole del comandante della Direzione marittima Enrico Moretti, ieri mattina al termine del consiglio provinciale straordinario, a dare il senso del pericolo che incombe. Il rischio sussurrato a mezza bocca da tutti i rappresentanti delle istituzioni di Comune, Provincia e guardia costiera, riuniti nella sede della capitaneria in piazza della Marina, è che le lancette dell’orologio dello scalo tornino indietro di due anni, quando la darsena commerciale e il bacino dei pescherecci sono stati costretti ad alzare bandiera bianca a causa dell’insabbiamento. La mareggiata della scorsa notte, la seconda in meno di un mese dopo quella di Capodanno, getta il panico tra i pescatori. Una delegazione è stata ricevuta in mattinata dal comandante Moretti. «La marineria è preoccupata», spiega il direttore marittimo, «le correnti hanno creato una nuova barriera di sabbia all’imbocco della canaletta, per cui chi entra e chi esce con la barca incontra serie difficoltà. In alcuni punti i fondali raggiungono i 2,8 metri ma non sono misurazioni ufficiali. Domenica faremo i nostri rilievi e poi forniremo ai pescatori le informazioni sul percorso da seguire durante le manovre». La prima parte del nuovo dragaggio è solo una soluzione tampone: la movimentazione di 20 mila metri cubi dalla darsena commerciale più altri 10 mila da prelevare dal bacino pescherecci e spostare nella vasca di colmata (30 mila metri cubi complessivi che saranno scavati nei prossimi 15 giorni dalla società veneta Lmd al costo di circa 800 mila euro) non risolve alla radice il problema dei fondali assottigliati. «Questo dragaggio ha un senso», aggiunge Moretti, «solo se unito a quello più ampio da 100 mila metri cubi che dovrebbe cominciare prima dell’estate, da finanziare con i fondi statali contenuti nello Sblocca Italia». Il cronoprogramma dei futuri interventi destinati al porto, varato nel corso del vertice di mercoledì scorso tra il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il provveditore Roberto Linetti e il vicesindaco di Pescara Enzo Del Vecchio, è stato ripetuto da Del Vecchio durante il consiglio provinciale che ha visto anche la partecipazione dei consiglieri comunali riuniti nelle commissioni Grandi infrastrutture, presieduta da Francesco Pagnanelli, e Ambiente, guidata da Fabrizio Perfetto, e degli ambientalisti. Il 4 febbraio ci sarà un nuovo incontro per verificare gli impegni assunti. A disposizione del Provveditorato c’è un tesoretto statale da due milioni e 900 mila euro, che si aggiunge ai 3,5 milioni stanziati dalla Regione per opere strutturali. La cifra sarà impiegata per costruire una barriera soffolta all’altezza della Madonnina per proteggere il porto dall’avanzata delle sabbie provenienti da nord. «Ci troviamo al capezzale di un malato», dice senza mezzi termini Del Vecchio, «né il Comune e né la Provincia hanno competenze diretta sul porto. Dobbiamo agire come stakeholder, soggetti interessati in grado di sensibilizzare lo Stato». Al termine dell’assemblea è stata approvata all’unanimità la delibera «atto di indirizzo per azioni finalizzate al risanamento e alla riqualificazione del corridoio ecologico d’acqua del fiume Aterno-Pescara» che prevede un potenziamento dei controlli degli scarichi abusivi, progetti nelle scuole e la realizzazione di una rete di piste ciclabili.