PESCARA «In 66 mesi di mandato da assessore regionale le multe riconducibili al sottoscritto sono molto meno delle dita di una mano e non sono sicuro che alla fine di questa legislatura qualcuno potrà dire la stessa cosa». Il presidente della commissione regionale di Vigilanza, Mauro Febbo (FI, nella foto) risponde al Sottosegretario alla Presidenza Camillo D’Alessandro (Pd), che l’aveva a sua volta chiamato in ballo sulla storia della multa presa dall’auto blu del governatore D’Alfonso per eccesso di velocità (1.405 euro) sull’autostrada. «D’Alessandro sottolinea come ne avrei collezionate svariate rimanendo però solo sul vago e richiamandone solo una da 350 euro», è il preambolo di Febbo che sulla contravvenzione del presidente della giunta ha presentato un’interrogazione: «La differenza però risiede in due aspetti fondamentali: in primo luogo, nel mio caso mai gli autisti che mi sono stati assegnati hanno inteso coinvolgermi nel “reato stradale” perché l’infrazione non è stata da me richiesta o meglio ordinata. In secondo luogo, la mia etica è per il rispetto delle regole, sempre, da e per chiunque». Febbo fa notare invece che D’Alfonso non solo avrebbe ordinato («almeno così sembra») al suo autista di superare i limiti di velocità, ma propone ricorso al prefetto dell’Aquila («per giustificare l’ingiustificabile») e impegna l’Avvocatura regionale («che avrebbe ben altri contenziosi da risolvere») a presentare ricorso al giudice di pace. «Siamo di fronte a una questione di stile ed educazione», rincara il consigliere regionale dell’opposizione sottolineando come lui sia sempre puntuale. La replica di D’Alessandro è di nuovo incentrata sulle multe e si fa più puntuale. «Febbo, che di multe ne ha prese nove (tre nei primi sei mesi del 2009, una nel 2010, due nel 2011, ed una all'anno nel 2012, 2013 e nei sei mesi del 2014) è riuscito a rendere certo che prima di tutto lui non può parlare o muovere accuse , né essere di esempio: da fustigatore a fustigato», scrive il Sottosegretario, «con la sua polemica ha reso noto che D'Alfonso alle sei del mattino era già al lavoro. Infine, con il boomerang , da lui lanciato ha chiarito perché questa opposizione non vincerà mai. C'è ben altro di cui occuparsi».