PESCARA «Noi bancari non ce la prendiamo con i clienti, la nostra battaglia è contro i banchieri: non siamo più disponibili a fare ciò che loro vogliono». A parlare è Francesco Trivelli della Fisac Cgil, a margine dell'assemblea di ieri pomeriggio in Comune. Una sala gremita ha accolto i delegati delle sigle sindacali che rappresentano la categoria dei dipendenti delle banche. Chiedono il rinnovo del contratto nazionale e si preparano allo sciopero generale del prossimo 30 gennaio, ma non vogliono fare «lotte sbagliate». «Non vogliamo parlare solo del contratto nazionale, ma di un modello di banca differente: l'Italia ne ha bisogno, a livello sia nazionale sia locale», continua Trivelli, «la nostra lotta non nasce per creare problemi agli utenti, ma per cambiare le cose». Di certo, nell'ultimo anno a cambiare è stato il paesaggio del credito bancario abruzzese. Sono scomparse Carispaq e Banca popolare di Lanciano e Sulmona, acquisite dalla Banca popolare dell'Emilia Romagna, mentre Tercas e Caripe, dopo un commissariamento durato due anni, sono state acquisite dalla Banca popolare di Bari. Carichieti invece, è commissariata dallo scorso settembre. «E' finita l'era delle banche locali in Abruzzo perché è stato sbagliato il modello di banca», aggiunge Trivelli, «non hanno svolto il ruolo sociale che compete loro ma hanno prodotto sofferenze nel sistema, prestando soldi in modo improprio e togliendo risorse da dedicare allo sviluppo locale». Di fronte a una situazione che vede chiudere gli sportelli e diminuire i posti di lavoro, la battaglia con l'Associazione bancaria italiana (Abi) si fa sempre più serrata. «Il tavolo delle trattative si è interrotto a dicembre», spiega Claudio Bellini della Fiba Cisl, «c'è stata poi la disdetta da parte dell'Abi del contratto nazionale, disdetta che sarà operativa dal primo aprile. La categoria rischia di restare senza contratto, e sarebbe la prima volta nella storia. L'Abi sta pensando di spezzettare il contratto, rispolverando l'ipotesi di stipendi variabili, in parte fissi e in parte legati alle prestazioni». Sempre secondo Bellini, il settore del credito viene così assimilato ad altri distretti di vendita. «Ci dicono», continua il sindacalista, «che noi vendiamo soldi e siamo paragonabili a coloro che vendono qualsiasi altro bene, come la frutta o la verdura, ma il nostro prodotto non è uguale agli altri: noi siamo soggetti alle verifiche della Banca d'Italia. Il nostro settore è concepito come un sistema, non come una libera professione. Ed è fondamentale per l'economia italiana». Ieri, a Pescara le presenze erano più di 500 e tra i relatori c'erano la responsabile nazionale Uilca, Valeria Cavrini, e i vari rappresentanti regionali, compresa la segretaria del sindacato autonomo Fabi, Antonella Sboro. Prossimo appuntamento, lunedì 26 gennaio a Teramo.