Domani la Grecia va alle urne nella più cruciale delle elezioni politiche della sua storia. Afflitto e stremato - «umiliato» dice il leader del partito della sinistra radicale Syriza, Alexis Tsipras - da 6 anni di profonda crisi economica - il Paese ellenico è sull’orlo di lanciare all’Unione europea una sfida che potrebbe addirittura portarlo, almeno temporaneamente, fuori dall’Unione.
LA SFIDA ALLA UE
Tutti gli occhi sono puntati proprio su Alexis Tsipras, grande favorito, che ha promesso di sottrarre la Grecia alla spirale del rigore imposto dall’Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale. Almeno il 35% dei quasi 10 milioni di elettori depositeranno la scheda nell’urna solo per dire basta all’austerità, per dire all’Unione europea che bisogna trovare un’altra via, che la ricetta dei sacrifici va rivista. Salari minimi fermi da anni a circa 450 euro lordi al mese, pensioni congelate, 25% di disoccupazione, il 30% della popolazione sotto il livello di povertà, una valanga di nuove tasse, una società lacerata. Oggi la Grecia, nonostante l’uscita dalla recessione nel secondo trimestre 2014, è un Paese che trema quando sente Bruxelles che chiede nuovi sacrifici e nuovi tagli.
I NUMERI PER GOVERNARE
Ieri, nell'ultimo giorno di campagna elettorale, Alexis Tsipras si è rivolto agli elettori affinché gli consegnino «la maggioranza assoluta» in Parlamento per avere «le mani libere per negoziare» con i creditori internazionali. «Un governo Syriza - ha aggiunto Tsipras - non rispetterà gli accordi firmati dal governo precedente. Il partito rispettarà gli obblighi (fiscali n.d.r) derivanti dall'appartenenza della Grecia alle istituzioni europee, ma l'austerità non rientra nel trattato istitutivo dell'Unione Europea». Poi due parole sulla regina del rigore, la cancelliera tedesca: «Merkel non è più speciale di altri leader Ue e il mio primo viaggio da premier sarà a Cipro non certo a Berlino. Noi sappiamo che siamo a un passo dalla maggioranza assoluta in Parlamento, maggioranza che è necessaria se vogliamo avere le mani libere e un forte potere di negoziato». E se la maggioranza assoluta non dovesse maturare? L’áncora di salvezza potrebbe essere il 52enne Stavros Theodorakis, il giornalista che nel febbraio 2014 ha lanciato il nuovo partito di centrosinistra To Potami che alle ultime elezioni europee ha ottenuto il 6% e che aspira a diventare terza forza politica. A contendergliela sarà probabilmente il partito di estrema destra Alba Dorata nonostante i suoi leader si trovino in carcere dal settembre 2013 con l’accusa di aver creato un’«organizzazione criminale». Alle politiche del 2012 Alba Dorata raccolse il 6,92% di voti. L’unico con (poche) possibilità di ribaltare i pronostici è il primo ministro uscente, il conservatore Antonis Samaras di Nuova Democrazia. Alla guida del Paese dal 2012, è suo il volto che i greci associano al “macello economico” e l’aver riportato la Grecia alla crescita a metà 2014 non gli dovrebbe essere sufficiente per essere riconfermato.