Gentile Direttore, prendo spunto dall'articolo de Il Centro, inerente la nuova composizione del direttivo della Saga che gestisce lo scalo aeroportuale abruzzese e che presenterà al suo vertice l'economista Nicola Mattoscio, attuale presidente della Fondazione PescarAbruzzo. In particolare noto che, da parte del socio di maggioranza, la Regione Abruzzo, si sta cercando non di creare quelle condizioni necessarie a ridurre l'indebitamento che ogni anno apre voragini all'interno del bilancio abruzzese, quanto quello di mantenere in vita questo carrozzone, cercando di spostare il ripianamento presso altri enti, possibilmente il governo nazionale. I numeri economici applicati ad una normale gestione aeroportuale ci dicono che uno scalo riesce a raggiungere una sufficiente autonomia col numero minimo di un milione di passeggeri. Se applichiamo questa equazione allo scalo pescarese, ci troviamo appena sopra la metà della soglia. Nel caso di Pescara, questo numero è rappresentato per oltre il 90% dalla irlandese Ryanair che effettua voli low cost che vengono economicamente integrati con l'esborso dell'azienda aeroportuale abruzzese. Praticamente non basterebbe nemmeno un milione di passeggeri col sistema low cost. Infatti i contribuenti abruzzesi sono chiamati ad integrare il biglietto aereo con la non trascurabile somma di 11 euro per ogni passeggero. Il raggiungimento della soglia del milione incontra anche un'altra difficoltà, se si pensa che attualmente tale limite può essere oggettivamente raggiunto solo dal vettore irlandese low cost, per il quale esiste una convenzione secondo cui, al superamento dei 500 mila passeggeri, scatta una sorta di contributo suppletivo in suo favore di due milioni l'anno ed il biglietto che i contribuenti abruzzesi sono chiamati ad integrare si innalza a 12 euro; in definitiva aumentano i passeggeri ma aumentano costi e indebitamento: una sorta di leva finanziaria al contrario, rispetto a quel che avviene in ogni aeroporto. Anche un bambino capirebbe che questo sistema non può reggersi con il sacrificio dei contribuenti abruzzesi, che non hanno nemmeno ricadute sul territorio, visto che la promozione turistica ed i servizi di trasporto forniti agli ospiti riguardano per lo più Pescara.
Marino Valentini, Chieti
RISPONDE MAURO TEDESCHINI
Che cosa facciamo, allora, chiudiamo l’aeroporto? Questo vuole la città di Chieti? Siamo seri, onestamente non lo credo.