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Data: 26/01/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Il processo Tv a D’Agostino e la vergogna dello struzzo

Chi deve vergognarsi dopo il processo in Tv a Ivo D'Agostino da Giletti? Deve provar vergogna Chieti? No, perché fatti come quello dell'ex assessore condannato per aver chiesto sesso in cambio di una casa possono accadere ovunque. Allora è l'Abruzzo che deve provare vergogna? Deve arrossire fino a sparire dalla cartina d'Italia dopo aver inanellato una serie di storie da ignominia che finiscono con D'Agostino ma partono da De Fanis e passano per stanze d'albergo romane, tra slip, bottiglie di champagne e donne disperate costrette a far tutto per un alloggio popolare? Oppure deve vergognarsi un sindaco che abbassa la testa e scende nell'Arena per farsi sbranare dal tritacarne televisivo che lui chiama populismo e che noi chiamiamo spettacolo del dopopranzo domenicale? Il sindaco non sapeva, ma aveva il sospetto di quanto accadeva. In Tv però ha detto il contrario. Deve vergognarsi? Forse sì, per la non autenticità. No per la pervicacia che lo spinge a confondere questioni morali serissime con scopi elettorali. Deve allora vergognarsi D'Agostino, l'attore protagonista di questa brutta storia? Oppure deve farlo il suo avvocato che, in Tv, davanti a quattro milioni di telespettatori, ha continuato a cavalcare la tesi “della debolezza umana”, come se il processo all'ex assessore non fosse ancora finito, e prosegue anche in casa di milioni d'italiani, che, mentre Di Terlizzi fa indignare tutti, si trovano ormai all'amaro e al caffè?
Non può vergognarsi quella donna che, in un giorno maledetto si ritrovò a sbottonare i pantaloni di un assessore che neppure oggi chiede scusa. Né i poliziotti, oppure il giudice donna che hanno indagato e condannato possono vergognarsi di una brutta figura che resterà come un marchio, l'ennesima, su un Abruzzo che ha molto altro da raccontare. Allora tiriamo le somme. Al di là di Chieti, e di una trasmissione che, come tante altre, trasforma storie, drammi, sentenze in carne da macinare; al di là di un ex assessore condannato a fare i conti con la propria coscienza, prima di scontare 39 mesi ai servizi sociali, e al di là di un sindaco che non poteva non sapere; tirando le somme, a vergognarsi deve essere solo chi, come lo struzzo, conficca la testa nella sabbia e la estrae solo dopo che la tempesta è passata. Per dire: non è successo nulla.

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