ROMA Trecentosedicimila e cinquecentoquattordici. In pratica un dipendente dello Stato ogni dieci. Tanti sono i pubblici impiegati che in Italia usufruiscono dei benefici della legge 104 del 1992, quella che permette di assentarsi per tre giorni al mese per dedicarsi alla cura propria (nel caso si sia portatori di handicap) o dei familiari (quando sono questi ultimi ad avere una disabilità). Solo nel 2013, secondo i dati pubblicati dal ministero della Funzione Pubblica, si sono perse oltre 6,2 milioni di giornate di lavoro. Il dato che balza agli occhi è, tuttavia, che solo 400 mila giorni lavorativi sono stati utilizzati direttamente da lavoratori portatori di handicap, mentre le altre 5,8 milioni di giornate di permesso retribuito, sono state fruite da dipendenti pubblici per prendersi cura dei familiari. Del resto la legge, per come è scritta, restituisce un’accezione allargata della famiglia. Il disabile per il quale si può usufruire del permesso è, come regola generale, quello fino al secondo grado di parentela. Dunque può essere il marito, la moglie, il figlio, il genitore, ma anche il fratello, la sorella, il nonno o il nipote. Il diritto ai permessi, tuttavia, si può allargare al terzo grado, inclusi quindi gli zii, ma solo quando i genitori o il coniuge del malato abbiano più di sessantacinque anni o siano a loro volta invalidi o ancora non più in vita. L’obbligo di comunicare i permessi per la legge 104 al ministero della Funzione pubblica è scattato dal 2010, sotto il mandato di Renato Brunetta. Ma le informazioni a disposizione per ora non coprono tutta la Pa. Dal quadro sul 2013, anno dell'ultimo aggiornamento, manca all'appello soprattutto un comparto, quello della scuola, che è il più pesante in termini numerici. Secondo le tabelle presentate dal ministero della Funzione Pubblica, a rispondere, per il momento, sarebbe stata un’amministrazione su sette
LA RIFORMA
Quello sui permessi fruiti dagli statali utilizzando la legge 104, non è l’unico dato reso disponibile dalla Funzione Pubblica in questo primo scorcio di 2015. Nei giorni scorsi il ministero aveva pubblicato sul suo sito internet anche il numero di dipedenti pubblici licenziati per cause disciplinari. Dei circa 3 milioni di lavoratori impiegati dlla pubblica amministrazione, il numero di quelli allontanati per motivi di comportamento è stato lo scorso anno di 220. I procedimenti avviati, sempre secondo i dati della Funzione pubblica, sono stati quasi 7 mila, 1.700 dei quali si sono comunque conclusi con una sanzione considerata «grave», come la sospensione dal lavoro e il licenziamento. Nei giorni scorsi il relatore alla riforma della Pa, Giorgio Pagliari, ha presentato un emendamento per dare certezza e rendere più semplici le procedure di licenziamento per motivi disciplinari.