Abbiamo cominciato a “mitizzare” l'Abruzzo, farlo oggetto di attenzioni ambiziose che vogliono separare il buono e il bello di cui siamo ricchi detentori, da declaratorie arcaiche, impregnate di definizioni di stampo ottocentesco che zavorrano il territorio, senza garantirne la valorizzazione in termini produttivi dell'eredità storica. La nostra è una sfida a ridisegnare il vestito normativo-amministrativo dell'Abruzzo: quello che coltiviamo e accudiamo nella mente è un modello unitario culturale ed economico che ci consentirà di superare le "Forche Caudine" di molteplici dualismi: tra mare e montagna, tra città capoluogo di regione e sistema delle restanti città capoluogo, e tra aree interne e fascia costiera. Non procedere a questo vero e proprio ammodernamento della cornice normativa che puntella le varie aree territoriali, mentre la Regione "facile" e "veloce" già traguarda forme di governance innovative con le regioni limitrofe di Marche e Molise sui servizi essenziali come infrastrutture, mobilità e sanità, determinerà ostacoli non diversamente rimovibili verso la strada di un nuovo branding regionale, unitario e omnicomprensivo dei temi dell'eccellenza, dell'innovazione, della ricerca, del patrimonio, culturale, ambientale e del turismo. Con ovvie ricadute sulla competitività del sistema, non solo sulle performance turistiche ma di posizionamento chiaro e identificabile, nel panorama nazionale ed internazionale. Insomma si tratta di tratteggiare con coraggio e idee nuove una nostra identità che sia quanto più collimante con il nostro albero genealogico, piuttosto che con la perpetuazione di califfati. La sfida è già partita con la legge su "L'Aquila capoluogo". Primo tassello del nuovo equilibrio che vogliamo dare all'assetto istituzionale nel nostro territorio, cui forniremo il giusto corredo di distretti, città territorio, modelli urbanistici ispirati alla genia delle smart city. Riconoscere la condizione differenziata dell'Aquila Città capoluogo è in ragione del di più di funzioni che svolge, non certo per il di più di affetto, che non appartiene alle categorie operative del policy maker. Quali ricadute avrà la legge? Innanzitutto si stabilisce il principio di addizionalità, che porta con sè ogni volta una assegnazione ulteriore di risorse, proprio in ragione del rango speciale per la prima volta stabilito, che varrà per ogni procedimento programmatorio, per assicurare il di più di funzionamento e di erogazione dei servizi giustamente pretesi da L'Aquila città capoluogo di regione. Accanto al ruolo "funzione speciale", mediante l'attribuzione, da realizzarsi con successive leggi regionali al comune dell'Aquila, di funzioni ammnistrative in materia di competenza legislativa regionale, la legge individua alcune macro-aree mutuate dai dodici domini del Benessere equo e sostenibile (Bes), che costituiranno gli argini di una rinnovata spinta progettuale di tipo imprenditoriale. Con la legge, infatti, ispirandoci ai modelli più avanzati delle regioni italiane e comunitarie, ancoriamo la nostra nuova architettura istituzionale della Macroregione alla volontà di assommare al Pil, principale indicatore della salute di una realtà economica, altri parametri che sono appunto quelli del "Benessere equo e solidale". Ciò consentirà di prendere in considerazione nell'osservazione della realtà, propedeutica alla strategia di sviluppo, oltre ai fenomeni economici anche quelli sociali, ambientali, delle risorse naturali, delle condizioni di vita, con l'obiettivo della piena sostenibilità e competitività, dentro un sistema economico allargato, prendendo spunto dalle più attuali riflessioni delle scienze sociali. La proposta di legge, inoltre favorisce la più ampia partecipazione, secondo il processo circolare dello stakeholder engagement. Il consigliere Pierpaolo Petrucci cofirmatario della proposta, si occupa personalmente di raccogliere i contributi, allo scopo di arricchire il testo prima dell'approvazione definitiva. Un progetto ambizioso che parte dall'Aquila, Città capoluogo.
(*) governatore d’Abruzzo