Commentare gli atti giudiziari è un esercizio sempre complicato, sia per la delicatezza delle questioni che per la oggettiva mancata conoscenza di tutti gli atti stessi, possibile solo ai protagonisti. Conforta – in questo senso – che a volte le critiche vengano proprio dai più alti rappresentanti della magistratura: le parole del presidente della corte d’appello di Milano sulla “dura prova” della testimonianza del presidente Napolitano che “si poteva evitare” dimostrano che i rappresentanti della magistratura non sono depositari di verità rivelate.
Con molta prudenza, proviamo perciò a commentare l’ulteriore notizia (che riemerge ogni tanto come un fiume carsico) che gli amministratori di Trenitalia rischiano il rinvio a giudizio per la vicenda del “macchinista unico”, introdotto dopo una lunga trattativa e un accordo finale raggiunto con quasi tutti i sindacati dei ferrovieri. Ma un ricorso in Italia non si nega a nessuno e dal 2013 quindi è iniziato un procedimento che da Genova per competenza è stato trasmesso a Roma.
Impossibile – ovviamente – entrare nel merito della questione: però è impossibile, dall’altro lato, non commentare che - se sono in ballo gravi questioni legate alla sicurezza – appare quantomeno singolare la richiesta del pubblico ministero di sanare il tutto con una multa, secondo quanto filtra dalle notizie rilanciate dalle agenzie e dagli organi di stampa con grande rilievo (ma senza sostanzialmente entrare nel merito e battendo sul tasto degli amministratori FS “sotto processo”).
La sicurezza è monetizzabile? O le mancanze contestate – in realtà – non sono così gravi da meritare una procedura così impegnativa (e così onerosa, anche in termini di tempo) come il processo? Sono domande forse ingenue e certo da incompetenti, ma sarà pur legittimo chiedersi se anche questa non è una pagina che “si poteva evitare”.