BRUXELLES La Grecia guidata da Alexis Tsipras e i leader della zona euro rischiano di avviarsi verso un lungo e pericoloso braccio di ferro, dopo che Angela Merkel ha espresso la sua opposizione a una cancellazione del debito di Atene. In una riunione a porte chiuse dei parlamentari della Cdu-Csu, la cancelliera tedesca si sarebbe detta contraria alla possibile richiesta di Tsipras di un'ulteriore riduzione del debito che la Grecia ha nei confronti degli altri paesi della zona euro. Come altri leader, Merkel vuole attendere che il nuovo governo presenti le sue proposte. Ma la cancelliera ha ricordato che, grazie a un accordo raggiunto nel dicembre del 2012, la Grecia ha già beneficiato di uno sconto sostanziale sul debito. Gli interessi sui prestiti bilaterali concessi dagli altri Stati membri non saranno pagati prima del 2020. Quelli sui prestiti del fondo salva-Stati EFSF sono stati rinviati al 2022. I tassi sono stati ridotti al minimo. La maturità media del debito greco è di oltre 32 anni. Grazie all'accordo del 2012 - spiega una fonte europea - la Grecia beneficia di 8,7 miliardi di risparmi l'anno, mentre il valore reale del suo debito è stato tagliato del 40%.
IL VIAGGIO DI DIJSSELBLOEM
Malgrado la disponibilità al dialogo, i responsabili della zona euro sembrano brancolare nel buio, perché il governo Tsipras non ha ancora esplicitato le sue richieste. Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, venerdì sarà ad Atene per incontrare i responsabili del nuovo esecutivo, a cominciare dal ministro delle Finanze, Yani Varoufakis. Per il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, «spetta al governo greco stabilire un nuovo rapporto con l'Unione Europea e eventualmente la Troika e dichiarare quali sono le sue intenzioni». Se in passato vi erano st
ati contatti informali che avevano spinto Commissione e Eurogruppo a considerare Tsipras un "pragmatico", ora il timore è che voglia andare allo scontro. I segnali negativi si stanno accumulando. La coalizione con la destra populista del partito dei Greci Indipendenti «è di pessimo augurio», spiega una fonte.
Il neo viceministro con delega ai rapporti economici internazionali, Euclid Tsakalotos, ieri ha detto alla Bbc che la Grecia non rispetterà gli impegni. «Nessuno crede che il debito greco sia sostenibile», nessun economista può pensare «che potremo pagare tutto quel debito. E' impossibile», ha annunciato Tsakalotos.
Il tempo stringe in vista delle prossime scadenze e le agenzie di rating sono in agguato: Moody's ha minacciato di tagliare il rating greco perché «l'incertezza finanziaria prolungata intensifica i rischi di rifinanziamento e liquidità». E mentre ieri la borsa di Atene ha registrato un nuovo scivolone, chiudendo a -3,69% dopo essere arrivata a -6%, alcuni ministri europei temono una fuga dalle banche. Anche se non ci sono rimborsi maggiori di debito prima dell'estate, il 28 febbraio scade il programma di assistenza finanziaria.
UNA “ESTENSIONE TECNICA”
Per ottenere l'ultima tranche di aiuti, il governo greco deve chiedere una "estensione tecnica" e negoziare le condizioni per lo sblocco degli 1,8 miliardi previsti dal salvataggio. La preoccupazione a Bruxelles è che Tsipras voglia rompere con la Troika per portare il negoziato a livello politico, anche a costo di rinunciare agli 1,8 miliardi.
Il rischio di una Grexit accidentale - uscita dalla Grecia dall'euro - non è escluso. Se Atene non otterrà una linea di credito precauzionale entro l'estate, la situazione sui mercati potrebbe diventare insostenibile in vista dei 3,5 miliardi che deve rimborsare alla Bce il 20 luglio. «La minaccia di un default potrebbe trasformarsi in una bomba che gli scoppia in mano», dicono a Bruxelles. Almeno i potenziali mediatori tra Tsipras e l'Ue non mancano. Il sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi, ha annunciato la disponibilità dell’Italia. Il presidente dell'Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, ha annunciato che sarà a Atene domani. Ma il conflitto politico si sta intensificando. Secondo il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, «i greci soffrono non per le decisioni di Berlino e Bruxelles ma per il fallimento della loro elite politica degli ultimi decenni».