ROMA Eccoli gli ex dissidenti, gli ex e basta, senza più remore o paura di scomuniche. Sono Tancredi Turco, Walter Rizzetto, Mara Mucci, Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora Bechis, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti e Gessica Rostellato. Con loro si chiama fuori dal movimento anche il senatore Francesco Molinari, che formalizzerà il suo addio solo dopo l’elezione del presidente della Repubblica.
«BOCCATA D’OSSIGENO»
E’ stata una giornata campale ieri per i 9 deputati che hanno deciso di uscire dal gruppo del Movimento 5stelle. Una boccata d’ossigeno dopo l’apnea che dura «da un anno e mezzo passato a fare i conti con l’ingombrante presenza della Casaleggio Associati», afferma Tancredi Turco. «Rimaniamo all’opposizione - assicura - e continueremo a restituire parte dello stipendio». Insomma, i grillini si stanno scongelando, come aveva chiesto Pier Luigi Bersani all’indomani delle «elezioni non vinte». E ora, a 24 ore dalla prima votazione per il Quirinale, i malpancisti si lasciano alle spalle il congelatore e vanno al Nazareno. Gli ex colleghi li aspettano per fischiarli e dar loro dei «venduti». «Dinanzi a noi c’erano due strade», replica Mara Mucci. «La prima, era quella comoda e sicura dell’indifferenza e del quieto vivere. La seconda, invece, difficile, complicata, ma giusta: dire basta a chi voleva trasformarci in politici di professione che eseguono solo ordini, a chi voleva tradire il voto del 25% dei cittadini italiani, tenerlo congelato e usarlo solo come clava per i propri interessi». Mucci non nasconde nemmeno l’imbarazzo provato di fronte a certe guerre di posizione: «Non abbiamo più capito cosa c’entrasse il nascondersi dietro inutili slogan come “Siete circondati” o “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”». E infine, l’affondo contro i leader definiti «abusivi» e accusati di aver trasformato l’opposizione 5 stelle in «una sterile forza di opposizione puramente distruttiva».
LE REAZIONI
Durissimo il commento di Luigi Di Maio, membro del direttorio nominato da Grillo e Casaleggio, che a Radio 24 dice: «C’è in corso una campagna acquisti. Evidentemente o c’è qualcuno che sa comprare bene o qualcuno che si vende per poco». Ieri, a Milano, nel quartier generale della Casaleggio associati c’è stato un lungo incontro tra Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. I leader si sono detti «sollevati» per l’addio dei 9 deputati considerati da tempo «una spina nel fianco. Oggi, alle 9 a Montecitorio, ci sarà la tanto attesa assemblea plenaria dei parlamentari del M5S dove si discuterà di Quirinale e della carta Prodi. I 9 deputati confluiti nel gruppo misto si chiameranno “Alternativa libera” e non hanno intenzione di perdere altro tempo. Il loro primo atto politico lo hanno formalizzato subito presentandosi al Nazareno per le consultazioni con il premier Matteo Renzi. Senza quirinarie certificate e senza diktat dall’alto, con un occhio ai social network e ai sondaggi in rete promossi da più parti. Una delegazione formata da Rizzetto, Mucci, Baldassarre, De Pin e Bocchino è andata a illustrare la propria idea di presidente. Un gruppo di militanti ha aggredito Rizzetto con urla e sputi, il deputato ha dovuto rinunciare a entrare nella sede del Pd: una contestazione pesante che si è portata dietro polemiche arroventate. Anche gli ex senatori del M5S sono andati, ma separatamente. Facendo un rapido calcolo l’emorragia di parlamentari comincia a essere consistente. Ora sono 128. Ai blocchi di partenza dopo le elezioni politiche del 2013 erano 163. In quasi due anni tra espulsioni e dimissioni volontarie sono fuoriusciti 35 parlamentari. Voteranno compatti giovedì? Le riunioni fiume continuano per trovare un accordo e un nome per le prime tre votazioni, dove non utilizzeranno la strategia della scheda bianca. Non solo. Sceglieranno un nome, in queste ore, che faccia da traino, che ammicchi al Pd e agli ex colleghi del M5S. Un conteggio spericolato e architettato all’ultimo momento, fatto da chi vuole giocare la partita.