ROMA Berlusconi non va, in compenso arrivano - inattesi - i grillini dissidenti che hanno appena sbattuto la porta in faccia al Movimento. Si comincia al mattino e si finisce dopo l’ora di cena, il Nazareno - sede del Partito Democratico - diventa il centro delle trattative per il Colle anche se, per ora, di nomi non se ne fanno. Non ufficialmente almeno: «Stiamo parlando del metodo» ripetono le delegazioni che si avvicendano davanti a Renzi e ai suoi. La margherita rimane ancora senza petali, in attesa che il premier-segretario metta sul piatto il suo candidato.
AL COLLE NON UN TECNICO
Quello che chiedono quasi tutti è che il prossimo Capo dello Stato non sia un tecnico. Lo dice Alfano al mattino, che guida la pattuglia di Ncd e Udc. Lo ribadiscono gli uomini di Berlusconi quando ormai è sera. Renzi non dice «sì», ma non dice neppure «no». Anzi, lascia intendere - al di là di una smentita di prammatica che arriva sotto forma di comunicato - che l’ipotesi di far salire al Colle un non politico ha poche chance di successo. E, di conseguenza, nei conciliaboli del toto-presidente perdono quota sia il ministro Padoan sia, in misura minore, il presidente del Senato Grasso.
La notizia che a metà giornata crea un po’ di agitazione arriva da via del Plebiscito. «Berlusconi non farà parte della delegazione di Forza Italia attesa al Nazareno». Uno sgarbo? Un atto di sfiducia nei confronti di Renzi? No, il fatto è che il Cavaliere non vuole far parte del mucchio selvaggio che affolla la sede del Pd. Lui con Renzi ci tratta di persona, come a ribadire che l’asse fra loro due rimane - dal suo punto di vista - il centro delle vere decisioni. Silvio e Matteo si vedranno oggi all’ora di pranzo, a Palazzo Chigi, in una sede istituzionale e non in una sede di partito.
Sarà, dal punto di vista di Berlusconi, un incontro decisivo. Anche perché il regime di «condannato» a cui deve sottostare gli impedirà, da giovedì pomeriggio in poi, di essere a Roma. Deve tornare a Milano e venerdì dovrà andare a Cesano Boscone l’appuntamento con gli anziani dell’Istituto Sacra Famiglia, quindi sarà lontano dalla Capitale nei momenti in cui i grandi elettori riempiranno l’Aula di Montecitorio per le votazioni. Bisogna vedere se al Cavaliere, almeno a lui, Renzi anticiperà il nome del suo candidato, o se invece continuerà pure con lui a «parlare del metodo».
LE BUONE MANIERE DI SALVINI
Il premier in apparenza continua a non voler prendere in considerazione cambiamenti di programma rispetto a quello che va dicendo da giorni. Scheda bianca alle prime tre votazioni, elezione alla quarta, prevista per sabato mattina. Nella convinzione che anche la minoranza del Partito Democratico alla fine non avrà nulla da ridire sul nome che verrà messo sul piatto. Eccesso di ottimismo? «Sui tempi siamo tutti d’accordo» dicono Alfano, Brunetta, Paolo Romani, e quelli di Scelta Civica. Chi non ne vuole sapere sono quelli della Lega: «Vengo al Nazareno solo per buona educazione» dice Salvini.
Gli ultimi a varcare la soglia della sede del Pd sono i dissidenti del Movimento 5 Stelle. Dopo aver dato il loro benservito a Grillo in mattinata, si presentano la sera al cospetto di Renzi attesi da un esagitato manipolo di militanti che li accusano di tradimento. Walter Rizzetto viene minacciato e deve farsi scortare da un paio di agenti. Il premier invece li accoglie amichevolmente e non chiude loro la porta in faccia. Stamane di buon ora incontrerà nuovamente i deputati e i senatori del proprio partito. Non tanto per portare notizie, quanto per provare a capire che aria tira.