L’AQUILA - C’è anche il danneggiamento di una linea a fibra ottica, tranciata durante la rimozione dei binari, tra i nodi della mai nata metropolitana di superficie all’Aquila.
Si tratta di un “danno collaterale” di una vicenda maledetta che ancora grava sulle casse del Comune capoluogo, che presto potrebbe essere chiamato a un esborso milionario, se si troverà l’accordo sulla transazione con l’impresa, ma che potrebbe essere anche più alto in caso di conclusione per vie giudiziarie in un ricorso al Tar che verrà discusso il prossimo 25 febbraio.
Il costruttore Eliseo Iannini, titolare della Cgrt, ha stimato un danno economico dei materiali da 200 mila euro, ma più che altro si tratta di un danno di servizi alla città che è il risultato imprevisto dell’operazione di rimozione dei binari varata nel gennaio 2013 dall’assessore ai Lavori pubblici Alfredo Moroni e dall’allora dirigente di riferimento Carlo Bolino.
Rimozione che era stata salutata con favore dai cittadini, stanchi di transitare sulle vestigia di un’opera mai realizzata e che, oltretutto, spesso rendevano pericoloso il passaggio di scooter e moto, specialmente con la pioggia. Ma la città era ignara delle conseguenze dell’operazione.
Parallelamente alle rotaie dove sarebbero dovuti correre i “trenini”, realizzate dalla società Cgrt, era stata infatti predisposta una linea a fibre ottiche dall’ospedale “San Salvatore” di Coppito, capolinea in periferia, lungo viale Corrado IV e la parte bassa di via Roma, fino all’incrocio con via Duca degli Abruzzi, dove si sono fermati i lavori senza mai più riprendere.
Una linea che almeno in origine era funzionale all’impianto di tramvia, necessaria perché i treni avrebbero dovuto “colloquiare” con le varie fermate e con il deposito dove avrebbe dovuto sorgere la stazione di gestione della linea: il capannone nella zona di Pettino il cui scheletro versa oggi in abbandono.
Ma oltre al collegamento legato al metrò, il sistema di linea dati era stato concepito dieci volte più grande della banda necessaria perché avrebbe potuto essere utile per cablare la città dall’ospedale fino al centro dell’Aquila.
Sia con la transazione sia con la sentenza del giudice amministrativo, l’annullamento del contratto da parte del Comune, sulla scorta di una sentenza della Corte di giustizia europea che minacciava l’apertura di una procedura d’infrazione, comporterà un esborso economico all’attuale amministrazione di centrosinistra.
Ma almeno, a fronte dei milioni da tirare fuori, alla città sarebbe potuto rimanere non solo lo “scorno”, ma anche qualcosa di utilizzabile, come quella linea.
E invece, dall’incrocio di via Piccinini fino alla rotatoria realizzata in un complicato piano di cambiamenti al traffico di viale Corrado IV, secondo quanto si apprende la linea è stata divelta e buttata.
Un’operazione, tra l’altro, non inevitabile, dato che sarebbe bastato spostare la canalizzazione e salvare l’unica cosa che oggi poteva rimanere della metro e diventare utilizzabile.