Storie che non si dimenticano. Un saluto tra i due, poi D'Alfonso si tuffa nell'arena di Montecitorio dove al voto per il Quirinale partecipano ventuno parlamentari abruzzesi e altri due delegati della Regione: il presidente del consiglio Giuseppe Di Pangrazio e Paolo Gatti, Forza Italia. Un selfie con Gatti, Di Pangrazio e Federica Chiavaroli, senatrice e leader abruzzese del Ncd, un altro con Bruno Vespa e il vice segretario Pd Lorenzo Guerini. E una riflessione: «Qui tocco con mano il miracolo della democrazia. Mio nonno era un povero minatore di Marcinelle con i polmoni gonfi di silicosi. Oggi suo nipote è a Montecitorio per eleggere il presideente della Repubblica. E’ incredibile, eppure è vero. E’ la democrazia».
STRAORDINARI
Chi è chiamato a fare gli straordinari nella lunga tornata parlamentare è il deputato di Sel Gianni Melilla, segretario di Presidenza della Camera: in questo ruolo sovrintende alla chiamata dei nomi, allo scrutinio e alla stesura dei verbali per l'elezione del presidente. Un veterano che non nasconde comunque la sua emozione in una giornata così particolare: «Per me si tratta della terza votazione per l'elezione del capo dello Stato. La prima volta è stata con Scalfaro, la seconda con Napolitano. Adesso c'è Mattarella proposto dal Pd. Io lo voterò -dice Melilla, senza tentennamenti- Ho avuto modo di conoscerlo in questi anni, ha grandissimo profilo morale e culturale. Dopo l'uccisione del fratello si è contraddistinto per una lotta mortale alla mafia e per essersi dimesso da ministro quando all'ordine del giorno del suo partito fu portata la legge Mammì, sostenuta da Bettino Craxi. Lui rappresenta il meglio della cultura dossettiana espressa dalla sinistra democristiana di Moro e Zaccagnini». Melilla è stato tra i primi, ieri, ad accogliere l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano al suo ingresso nell’aula di Montecitorio. «Mentre gli stringevo la mano mi ha guardato e mi ha detto: ciao Gianni, come va a Pescara?».
«VITTIMA SACRIFICALE»
Gianluca Vacca, deputato pescarese del Movimento 5 Stelle, resta sull'Aventino insieme agli altri abruzzesi e a tutti i parlamentari del suo gruppo: «La mia impressione è che quello di Mattarella sia un nome bruciato, soltanto una vittima sacrificale nel nome del Patto del Nazareno. Altrimenti, perché Renzi non ce lo ha proposto subito? Noi andiamo avanti votando chi è stato scelto dalla rete con la consultazione on line, è giusto così. Imposimato è il nostro nome, il nome giusto».