Sono passati oltre cento anni dalla nascita e quasi ventotto dalla tragica scomparsa di Federico Caffè, il grande economista pescarese e uno dei maggiori economisti italiani del dopoguerra. Eppure, nonostante i tanti anni trascorsi e i profondi cambiamenti subiti dall'economia e dalla società, il suo insegnamento rimane tuttora vivo e alcune sue riflessioni manifestano una straordinaria attualità. Tutti i suoi lavori sono influenzati dalla premessa che le idee alla lunga prevarranno sugli interessi costituiti e che gli ideali umani rappresentano "una componente ineliminabile della personalità dello studioso". E' sulla base di questa concezione che Caffè costruisce il suo pensiero scientifico, ponendo al centro della sua attenzione la lotta alle disuguaglianze sociali e il problema dell'occupazione. Tutti gli altri obiettivi della politica economica, come la stabilità monetaria, pur importante, ricoprivano un ruolo secondario rispetto all'importanza del lavoro e della piena occupazione. Un concetto, questo, piuttosto significativo nell'attuale congiuntura in cui la stabilità dei prezzi è il principio fondante del processo di costruzione dell'Unione Europea. Secondo Caffè, il mercato lasciato libero a se stesso è iniquo, produce disoccupazione, divisioni nel tessuto sociale e sofferenze umane. Comporta disuguaglianze crescenti e una distribuzione del reddito che spinge verso il basso fasce di popolazione sempre più ampie. Inoltre, determina instabilità sui mercati, con le frequenti crisi finanziarie e valutarie. L'intervento dello Stato diventa dunque necessario per correggerne le distorsioni e le inefficienze e per sostenere il benessere della comunità. In questo quadro si colloca la difesa di Caffè delle politiche di "Welfare", ossia di quella misure volte a garantire i servizi fondamentali ai ceti sociali più deboli. Caffè si rendeva conto del costo crescente cui si andava incontro per il loro sostegno, ma da "saggio abruzzese" riteneva che i costi potessero essere coperti con una maggiore efficienza dell'apparato statale e con il raggiungimento della piena occupazione. Altri due filoni di pensiero appaiono meritevoli di attenzione. Il primo riguarda l'instabilità che si determina sui mercati internazionali a causa dei movimenti speculativi dei capitali, il cui consistente flusso provoca effetti negativi sulle componenti reali dell'economia, quali il reddito e l'occupazione. Il secondo filone riflette la costruzione del Sistema monetario europeo. Anche in questo caso la strategia della disciplina monetaria imposta dalla Germania agli altri paesi europei appare alla luce degli eventi più recenti un fatto di non trascurabile attualità. In definitiva, Caffè ha scritto pagine di grande spessore intellettuale sulla liquidità internazionale, sul ruolo del dollaro, sulla determinazione del reddito, sull'evoluzione dell'economia italiana, sul ruolo della piccola impresa e del decentramento produttivo. A differenza di molti altri economisti, ha sempre cercato nei suoi scritti di coniugare la dimensione scientifica con quella etica, l'efficienza con l'equità. Il suo pensiero conduce all'affermazione che l'economia non può essere fine a se stessa, ma deve essere finalizzata a risolvere i problemi degli uomini. Deve essere utile e subordinata alle esigenze della società civile. Caffè è stato un grande maestro, come testimoniano i suoi numerosi allievi. Il suo ragionamento si inserisce all'interno dell'analisi keynesiana, rifiutando le diffuse impostazioni neoliberiste dell'epoca. Nelle sue elaborazioni non propugnava certezze perché, a suo giudizio, "compito dell'intellettuale è quello di rimanere fedele al dubbio sistematico come appropriato antidoto alla riaffermazione intransigente di formule di cui spesso si finisce per essere prigionieri". Caffè può rappresentare un collegamento tra presente e passato e un punto di riferimento intellettuale e morale per la politica e le istituzioni. Una stimolante fonte di pensiero per le giovani generazioni. Uno studioso che "commuove nel ripercorrere le molte speranze deluse" ma che lascia un grande insegnamento per l'elevatezza delle sue idee e la dignità dei suoi principi.