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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi deluso «Matteo ha tradito ma resto al tavolo delle riforme». Forza Italia allo sbando, la Rossi sconsolata: aveva ragione Fitto «I 38 voti? Un complotto contro di me Adesso basta con badanti e nazarenate»

ROMA «Se ci fosse stato lui tutto ciò non sarebbe accaduto». La botta è durissima e dare la responsabilità alla legge Severino che «ha azzoppato il nostro leader togliendolo di mezzo», è il modo che i maggiorenti di Forza Italia trovano per lenire le ferite e anche per levarsi di dosso qualche responsabilità. Una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che senza Silvio Berlusconi Forza Italia è ormai allo sbando da molti mesi. Tra faide interne e gruppi parlamentari che non rispondono più a nessuno, l’immagine della dissoluzione del partito azzurro - assediato anche dai creditori - si consacrerà a breve con l’ennesimo cambio di sede.
LITI

La débacle azzurra è totale e coinvolge i sostenitori del patto del Nazareno assieme ai sostenitori di una possibile riunificazione di FI con Ncd. Chiuso nel quartier generale di Arcore, il Cavaliere ha seguito alla tv l’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica con il distacco di chi guarda un film per la seconda volta. «Dopo Napolitano, si eleggono Mattarella. In vent’anni non è mai toccato ad uno che volevamo noi». Berlusconi è amareggiato per le liti interne al suo partito. Ancor più per «il tradimento di Matteo che non mantiene la parola» e che «ora vorrebbe riprendere il confronto con noi come se nulla fosse». La rabbia il Cavaliere non l’ha smaltita e provare a distrarsi, con gli anziani di Cesano Boscone, o con il Milan, non basta.
Al momento del voto il gruppo dei grandi elettori azzurri tiene più del previsto e ciò consola l’ex premier. «Problema irrilevante per come è andata», spiega Giovanni Toti, che fatica ad svolgere il suo ruolo di consigliere politico in un partito balcanizzato: «Da questa vicenda noi non ne usciamo bene, ma il Ncd ne esce a pezzi. Dovrebbero riconsegnare il distintivo». Come dire che il raccordo tra il partito di Alfano e quello di Berlusconi è tornato al punto di partenza perché «ha ragione la De Girolamo, o cambiano nome o cambiano schieramento».
BRUCIA

L’irritazione è forte, ma il Cavaliere si trattiene molto di più di quanto non abbia fatto ieri mattina la senatrice Maria Rosaria Rossi: «Voi della stampa vi siete preoccupati così tanto del cerchio magico e non tenevate conto dei disastri che stava facendo il duo tragico...». L’affondo punta diritto sul «duo» Verdini-Letta che i fedelissimi del Cavaliere considerano responsabile del fallimento della trattativa. Ce n’è anche per Renzi: «Da questo ragazzo possiamo aspettarci di tutto: se potesse servirgli potrebbe rinnegare anche suo padre, magari dicendo di essere stato adottato». La sconfitta brucia, ma ancor di più la convinzione di essere stato giocato da «un ragazzo» sul quale aveva investito molto anche a dispetto dei dubbi mostrati da molti esponenti del suo partito. Ed è ancora la senatrice Rossi a esprimere i tumultuosi pensieri che agitano i sonni del Cavaliere: «Fitto ha avuto ragione. Dobbiamo dargli credito e affidargli la ricostruzione del partito». Tra i più tenaci oppositori del patto del Nazareno, l’eurodeputato pugliese ha picchiato duro per tutta la giornata di ieri contro Renzi, il suo governo e «la giravolta di Alfano».
Berlusconi in serata getta acqua sul fuoco e nelle conversazioni telefoniche prende le distanze dalla senatrice e conferma la stima per Verdini così come, ovviamente, anche per Gianni Letta. Un modo, quello usato dal Cavaliere, per frenare le aspirazioni di Fitto e per ribadire che il patto del Nazareno non si tocca e che la legge elettorale e le riforme costituzionali andranno avanti.
«Se diciamo ”no” all’Italicum, Renzi lo cambia mettendoci le preferenze e togliendo i capilista. Per noi sarebbe il Vietnam», spiega un senatore azzurro. Martedì il Cavaliere sarà di nuovo a Roma per fare il punto con i suoi e spiegare le ragioni perché FI non può abbandonare il tavolo delle riforme. Compito non facile per un partito che ormai da tempo soffre la pressione della Lega a trazione Salvini.

«I 38 voti? Un complotto contro di me Adesso basta con badanti e nazarenate»

ROMA «La moviola, voglio la moviola». Alla fine dello spoglio che vedrà eletto Sergio Mattarella al Quirinale nel conteggio a Forza Italia mancano 38 schede bianche. E tutti pensano ai fittiani. Ma Raffaele Fitto respinge sdegnato le illazioni: «E’ un tentativo di complotto ai miei danni. Basta controllare nei video i tempi di permanenza nelle cabine elettorali». Quindi, passa al contrattacco: «Ora vanno azzerati i vertici di Forza Italia. Basta con i badanti che decidono per tutti. E basta nazarenate».
Lei è di famiglia di antica tradizione Dc, è nato a Maglie, come Moro. Non è stato tentato dal voto per un politico moroteo e inappuntabile come Mattarella, onorevole Fitto?
«Stimo moltissimo il presidente, come ho sempre detto chiaramente. Ma sono e resto leale. Da mesi avanzo le mie critiche a Forza Italia alla luce del sole. E, per tutta risposta, sono stato accusato di essere un traditore. Ma io non ho bisogno di questi sotterfugi. Ho sempre detto di volere un partito aperto alla partecipazione dal basso, che sia una chiara alternativa alla sinistra. E lo rivendico. E poi, come è noto, essendo deputato europeo, io non voto per eleggere il Capo dello Stato».
Lei no, ma i suoi? Dica la verità, qualcuno, critico come lei, magari deluso dai tentennamenti di Berlusconi, si sarà sentito autorizzato a votare per il neo presidente...
«Credo che il presidente Mattarella, grazie alla sua sensibilità istituzionale, potrà essere davvero il garante di tutti gli italiani. Ma non mi sono mai sognato di organizzare congiure all’interno di Forza Italia. Ovviamente, non sono nella testa di ogni parlamentare. Ma la nostra battaglia politica è trasparente. Ho sempre detto chiaro e tondo che più che di accordi con il governo noi forzisti avevamo il dovere di pensare ai problemi della gente. Credo che il confronto delle idee sia un valore aggiunto per un partito, altro che tradimento. Oggi si elegge il Capo dello Stato. Ma da lunedì ricominceremo a combattere l’attuale gestione a viso aperto».
A questo punto chiederà l’azzeramento dei vertici di Forza Italia?
«Ovviamente sì. Dobbiamo darci una nuova e più adeguata organizzazione per caratterizzare in modo netto la nostra linea politica, che deve essere chiaramente alternativa alla sinistra. Ci sono stati errori politici madornali e qualcuno deve assumersene la responsabilità. Solo così potremo rispondere alle aspettative dei nostri elettori».
Quali errori sono stati commessi in questa difficile partita per l’elezione del Capo dello Stato?
«Non si tratta solo della partita per il Quirinale, che è stata condotta malissimo. L’ultimo errore, gravissimo, è stato pensare di poter collocare Forza Italia fuori dal Parlamento nel momento in cui si elegge il Capo dello Stato, consigliando a Berlusconi di fare uscire i suoi elettori dall’aula. Sarebbe stato un ulteriore segno di confusione politica, di assenza di strategia e di irresponsabilità istituzionale. Fortunatamente, abbiamo evitato questa follia».
Perché allora i suoi colleghi forzisti cercano di farla passare come un traditore?
«Forse proprio perché ho sempre parlato chiaro. Ma non demordo. Forza Italia deve tornare ad essere un vero partito, deve poter selezionare la classe dirigente dal basso e deve costruire una vera opposizione alla sinistra. Come ho scritto sul mio sito web, visibile a tutti, ora basta con le nazarenate».
Che sarebbero?
«Innanzitutto, essersi fidati ciecamente di Renzi, rinunciando all’unica arma che avevamo».
E cioè?
«Non dovevamo approvare la riforma elettorale prima dell’elezione del Capo dello Stato. E’ l’abc della politica, che, evidentemente, qualche nostro dirigente non conosce. Invece, abbiamo detto un sì incondizionato a questa legge, rinunciando al presidenzialismo, accettando il premio alla lista, dopo esserci fieramente opposti, cambiando il bicameralismo in modo assolutamente insufficiente e rischioso. I fatti purtroppo mi hanno dato ragione. Ora spero che si abbia l’onestà di riconoscerlo».

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