Prima di tutto il merito: cercavamo un Presidente capace di garantire il rispetto della Costituzione, difensore dell'unità nazionale e della legalità, scelto da intese alla luce del sole e non figlio illegittimo del patto del Nazareno, libero e autonomo da Palazzo Chigi.
Sergio Mattarella ha tutte queste qualità, unite a una sicura passione per la democrazia e a un forte senso delle istituzioni.
Poi c'è il metodo: Renzi è stato il player dell'operazione, partendo dall'unità del suo partito che nel momento in cui si è compattato su Mattarella ha avuto l'opportunità - per la debolezza altrui - di muoversi non solo come forza di maggioranza relativa, ma come spina dorsale dell'intero sistema politico e istituzionale.
Incredibilmente, il Pd ha saputo far fronte a questa responsabilità nazionale. Alla prova del fuoco, si è visto che il patto del Nazareno non aveva quel doppio o triplo fondo che temevamo. Se Berlusconi pensava attraverso il patto di imbrigliare la fase politica, con una impropria diarchia, è finito sconfitto e isolato in Parlamento con il guinzaglio in mano, dopo la fuga in retromarcia all'ultima curva anche di Alfano.
Tutti abbiamo qualcosa da imparare dalla scelta di Mattarella: perché quando la politica segue la via dritta, senza illusionismi, senza ambiguità e senza arroganze, può capitare che vinca la democrazia, mandando al Quirinale un galantuomo della Repubblica.