ROMA Le ultime «giornate normali» di Sergio Mattarella di normale non hanno più nulla. La passeggiata mattutina dalla chiesa dei Santi Apostoli alla foresteria della Consulta è già un percorso a ostacoli fra telecamere che lo braccano, fotografi appostati a ogni angolo, passanti che lo indicano col dito: «Guarda, quello è il nuovo presidente». La visita pomeridiana a casa di Giorgio Napolitano in cerca di «utili consigli» è accompagnata dall’assedio dei microfoni con relativo diluvio di domande inevase. E le sue (pochissime) parole - anche quelle di circostanza - vengono vivisezionate, scarnificate.
LA VITA CHE CAMBIA
Inquilino del Colle lo diverrà, ufficialmente, solo domani. Ma già da adesso niente è più come prima. Quando al mattino chiama l’ex presidente Ciampi con l’intenzione di ringraziarlo «per tutto quello che hai fatto» chiude la telefonata così: «Tu puoi capire bene quali siano le mie preoccupazioni». Che sono certamente frutto delle responsabilità che l’aspettano, ma pure della vita che cambia, anche nelle piccole cose. E i vistosi agenti di scorta che gli aprono il varco mentre cammina lungo via Nazionale sono lì a testimoniare l’inevitabile e inesorabile trasformazione.
Per le vie del centro sono già iniziati i preparativi per mettere in sicurezza il percorso presidenziale. Martedì dopo il giuramento davanti al Parlamento andrà da Montecitorio all’Altare della Patria, e da qui al Quirinale. Mattarella invece prepara il discorso di insediamento, dove ogni parola dev’essere misurata perché ogni parola verrà poi soppesata. Nelle pause di lavoro prova a mettere il naso fuori dalla foresteria della Consulta, dove abita, per respirare gli ultimi momenti di libertà. Ma è un’illusione.
Di buon mattino la solita Panda grigia lo porta alla chiesa dei Santi Apostoli, dietro via del Corso, per la messa delle 9. E non è un fedele come tutti gli altri. Il parroco lo vede, lo riconosce, dal pulpito gli dedica una benedizione ad personam: «Rivolgiamo fraterni auguri al nuovo presidente e chiudiamo con la benedizione di San Francesco». Anche un gruppo di suore lo riconosce, a funzione conclusa lo avvicinano, gli stringono la mano, lo convincono a farsi fotografare insieme con loro e con la signora Pina, una barista che lavora in un locale dalle parti del Vaticano.
Finita la messa, la Panda rimane lì dov’è. E’ scattata l’ora del blocco alle auto, si risale verso il Palazzo della Consulta a piedi. C’è poca gente in giro, il vento è freddo, le strade ancora bagnate, ma non è certo una camminata solitaria. C’è un corteo di almeno una decina di persone che l’accompagna, agenti e collaboratori, e poi il plotone di cacciatori di immagini che lo segue e lo precede. Impossibile, anche per il passante più distratto, non accorgersi che quel signore col cappotto blu e la sciarpa è il nuovo Capo dello Stato.
GLI EX PREDECESSORI
Prima dell’ora di pranzo le agenzie danno notizia di una «lunga e cordiale» telefonata all’ex presidente Ciampi. E’ il colloquio in cui Mattarella confessa le proprie preoccupazioni per ciò che lo aspetta. E durante il quale, probabilmente, chiede qualche buon suggerimento a un predecessore che ha attraversato il proprio settennato senza intoppi. Oltre a Ciampi, l’altro predecessore ancora in vita è Giorgio Napolitano e, dopo un altro bel po’ di ore dedicate alla stesura del discorso, il neo presidente decide di andare a chiedere consigli pure a lui.
Pochi passi, sempre a piedi, dalla Consulta al vicolo dei Serpenti. Dove ci sono già le transenne per scongiurare incontri eccessivamente ravvicinati coi cronisti. Il presidente uscente e il presidente entrante parlano per quasi un’ora, poi quando è quasi buio scendono entrambi per strada, un abbraccio, un saluto, un in bocca al lupo. E al termine di una giornata silenziosa, Mattarella si concede per qualche secondo: «Ho ringraziato Napolitano per quanto ha fatto in questi anni, lui mi ha fatto gli auguri, e soprattutto mi ha dato qualche utile consiglio».