PESCARA Per essere arrabbiato è arrabbiato. Di più: la polemica dell’ex presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera contro l’omologa dell’Aquila, poi tracimata in un esplicito attacco alla politica aquilana rea di “isolazionismo”, lo ha «sconcertato e sconfortato». Per un tipo battagliero come il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente è peggio della rabbia. Che cosa ha detto Primavera nell’intervista di ieri al Centro? Partendo dalle resistenze aquilane alla fusione delle territoriali di Confindustria e alle conseguenti barricate di Chieti Pescara contro la candidatura del sulmonese Fabio Spinosa Pingue alla presidenza regionale, Primavera ha accusato L’Aquila di essere un capoluogo di regione che pensa solo per sè disinteressandosi del resto dell’Abruzzo. «Primavera usa toni che definirei, più che politici, intimidatori», commenta il sindaco. «Purtroppo egli rappresenta, culturalmente e politicamente, la zavorra di questa regione, fatta di visioni campanilistiche e personalistiche. Se questo è il futuro che avanza, se dovesse essere lui il nuovo presidente di Confindustria Abruzzo (che Dio ce ne scampi), sarebbe un salto indietro di trenta o quarant’anni». Cialente nega che la classe dirigente aquilana abbia una visione «individualistica», piuttosto ne rivendica il primato: «Credo che abbia molto da insegnare, non solo rispetto a come si matura una visione politica ma anche su come si amministra. Basti pensare alla vicenda della Asl dell’Aquila, che godeva di buona salute e che è stata letteralmente svenata dalla fusione con quella di Avezzano-Sulmona; alla situazione relativa alla gestione del ciclo delle acque, comparando quella della società Gran Sasso Acqua con quelle delle altre consorelle abruzzesi; al caso dell’Ater dell’Aquila, rispetto alle omologhe aziende di altri territori (non vorrei, a questo proposito, che il progetto dell’Ater unica abruzzese, voluto dall’assessore Di Matteo servisse, anche in questa occasione, a salvare altre realtà territoriali), al caso, infine, dei consorzi industriali, che vede quello aquilano in attivo». Infine Cialente rilancia un sospetto che gira in Confindustria L’Aquila, e cioè che il progetto di fusione serva a coprire le perdite di Confindustria Chieti Pescara: «Sarebbe interessante capire qual è la situazione dei bilanci delle quattro associazioni provinciali di Confindustria, ma questo riguarda gli industriali e non il sindaco dell’Aquila». Nel frattempo il suo assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano smentisce le cifre sulla ricostruzione date da Primavera: «All'Aquila non sono stati spesi affatto dodici miliardi di euro, semmai quella è la cifra complessiva di quanto si sia speso sin dal 6 aprile 2009 a partire dai costi dell'emergenza, in tutto il cratere sismico (57 Comuni) e nei Comuni fuori da esso che hanno denunciato danni. Nella ricostruzione dell'Aquila hanno lavorato e lavorano ditte di tutta la regione e tante che vengono dalle altre regioni; parlare di picco di benessere locale che doveva registrarsi è pura propaganda». E poi chi ha detto che siamo isolazionisti? Ricordi Primavera, dice Di Stefano, «che L'Aquila ha dimostrato già di saper scegliere per il bene di tutta la regione, come del resto è accaduto per l'elezione del presidente D'Alfonso che proprio all'Aquila ebbe la percentuale più alta di voti».